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Quanto siano grandi e perigliose le passioni de l’amore che in delicato e molle petto fondano le lor radici, oltra che tutti gli scrittori con molte ragioni mostrino quanti mali ne seguano, si vede molto meglio tutto il dì per i varii effetti di morti ed altri danni che ci nascono, che tutti procedono perchè l’uomo non sa amare, ma a poco a poco si lascia da un fuggitivo piacer velar gli occhi e talmente dal concupiscibile appetito trasportare che volendo poi ripigliar il freno de la ragione e voltarsi a dietro, ha assai che fare e il più de le volte si vede andar in rovina. Chè se l’uomo come si sente al senso inviluppare adoperassi gli occhiali de la ragione, egli più perfettamente amarebbe, e nel regno d’amore non si sentirebbero tanti pianti, tanti lamenti, tanti sospiri, tante strida e tante querele, ed Amore che vien chiamato fiero, crudele, spietato e traditore, si vedria esser mansueto, piacevole, pio, fedele e di tutte le vertù ornato. Ma perchè più e più fiate s’è de le pazzie che questi sciocchi innamorati fanno parlato, e tutti i libri di tutte le lingue pieni ne sono, per ora non intendo altrimenti parlarne. Tuttavia volendo io, come debbo, qualche cosa mandarvi per gratitudine de le molte vostre da me ricevute cortesie, una novella che in queste contrade avvenne e da me fu non è molto scritta, vi mando, la quale messer Gian Antonio Gribaldo Muffa gentiluomo di Chieri, essendo in Pinarolo, a la presenza de l’illustrissimo signor Cesare Fregoso luogotenente generale di Sua Maestà cristianissima e di molti altri signori e capitani narrò. Qui per prova si vederà a quanti inconvenienti amore mal regolato meni chi lo segue, ed ancora che tutto il dì si veggiano di questi strabocchevoli casi avvenire, nondimeno molti che non metteno mente a ciò che si facciano, spesso dentro v’incappano. State sano.