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che faceva la gatta morta, il quale come gli vide, disse loro: – Lodato Dio che io veggio qui tre miei amici. – E che cosa è questa? – disse il bresciano. – Io ve lo dirò, – soggiunse il prete; – questa sera essendo partito di casa di Mondarello, qui vicino fui assalito da non so chi, il quale sfodrata la spada mi disse: – Ahi traditore, tu sei morto! – e mi corse a dosso; e io fuggendo me ne venni qui in casa, dove la madonna sgridò colui che mi perseguitava. Ora venendo qui non so chi per cavar vino, io volli uscire ch’io era dietro ad una botte, ma quella donna gridando se ne fuggì, ed a la voce io la conobbi donna. – Orsù, siate pure il ben trovato, domine, – disse il bresciano. – Andiamo a cena. Ma ditemi, che avete voi a far con quella bestia di Morgante, chè mia moglie mi disse che Morgante era colui che vi venne dietro con la spada in mano? – Nulla ho io da far con Morgante, nè chi mi assalì fu egli, perciò che come sapete, Morgante è grande e grosso e per questo gli hanno messo cotal nome, e colui che mi voleva ammazzare è picciolo, proprio de la vostra statura. – E così' 'parlando vennero di brigata a la camera ove la cena era in ordine. Come la donna vide il domine: – Ecco, – disse ella, – che io non era ubriaca. – Si scaldarono e poi si diede l’acqua a le mani e tutti di compagnia lietamente cenarono. La donna ancor che molto bene fosse pasciuta di dolcitudine, nondimeno ella mangiò molto bene e bevette secondo l’usanza sua meglio. E ser castronaccio dopo che molte ciancie ebbe dette, ringraziò Iddio che sì bella e buona compagnia gli aveva dato a cena. Dopo cena tutti accompagnarono il sere a la chiesa. I tre compagni quando agio avevano, attendevano a consolar la donna, la quale seppe sì ben fare che tutti tre accordò insieme e con loro si dava buon tempo, i quali si davano amorevolmente luoco l’un l’altro. Ella poi non contenta di costoro, a molti anco fece copia del corpo suo, parendole che il tutto fosse niente se non star su l’amorosa vita, e più che poteva cangiava pasto. Nè mai ser beccone se n’accorse, o se pur se n’avide, egli mangiò tanto zafferano che fece buono stomaco. E per quello che io ne intendo, ella fa il medesimo ora a Verona dove sta. Pensate se ella è di quelle buone; ma non è meraviglia, perchè allevata e nodrita in chiazzo, credo io che dentro vi voglia viver e morire.


Il Bandello al molto magnifico messer Gherardo Boldero salute