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più mi grava la perdita che di tutti gli altri, perchè mai più non mi verrà fatto che io abbia l’ozio di durar più tanta fatica, e ben che io avessi l’ozio, non averò più la copia di tanti libri quanti alora aveva. Poi è morto il non mai a pieno lodato e degno di viver molti secoli, il dottissimo messer Aldo Manuzio, col cui mezzo non si stampava libro ne la Magna, in Francia e in Italia che io subito non l’avessi. Sì che io sono fuor di speranza di mai più metterlo insieme. Ora avendo io ricuperati alcuni fragmenti così de le mie rime come de le novelle, mi son messo a trascrivere esse novelle ed anco, – secondo che di nuovo alcuna n’intendo, – scriver e come a le mani mi vengono a metterle insieme, non mi curando dar loro ordine alcuno. Onde avendone alquante scritte che sono state da molti lette, m’è stato detto che in due cose sono biasimate. Dicono per la prima che non avendo io stile non mi deveva metter a far questa fatica. Io rispondo loro che dicono il vero che io non ho stile, e lo conosco pur troppo. E per questo non faccio profession di prosatore. Chè se solamente quelli devessero scrivere che hanno buon stile, io porto ferma openione che molto pochi scrittori averemmo. Ma al mio proposito dico che ogni istoria, ancor che scritta fosse ne la più rozza e zotica lingua che si sia, sempre diletterà il suo lettore. E queste mie novelle, s’ingannato non sono da chi le recita, non sono favole ma vere istorie. Dicono poi che non sono oneste. In questo io son con loro, se sanamente intenderanno questa onestà. Io non nego che non ce ne siano alcune che non solamente non sono oneste, ma dico e senza dubio confesso che sono disonestissime, perciò che se io scrivo ch’una vergine compiaccia del suo corpo a l’amante, io non posso se non dire che il caso sia disonestissimo. Medesimamente se la moglie concede il suo corpo ad altri che al marito facendolo duca di Cornovaglia, chi presumerà dire che ella non sia disonesta? Taccio di quelle che con fratelli, cognati, cugini ed altri del proprio sangue si meschiano. Nè peccano meno gli uomini de le donne. Chè se l’uomo lasciata la propria moglie morir di freddo sola nel letto, va adulterando le mogli altrui, chi sarà che nomi costui onesto? Egli sarà pur chiamato adultero, e gli adulteri per la legge Giulia deveno esser puniti. Ed in effetto io credo che non si trova nessuno di sana mente che non biasimi gli incesti, i ladronecci, i micidiali ed altri vizii. Confesso io adunque molte de le mie novelle contener di questi e simili enormi e vituperosi peccati, secondo che gli uomini e le donne gli commettono; ma non confesso già che