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bava sul viso. E perchè sappiate come era vestito, udite. Egli aveva indosso una toga a la ducale che già fu di scarlatto e alora era scolorita e pelata che se le vedeva tutta l’orditura, e non aggiungeva a un gran palmo ai piedi. Aveva poi una cornetta che si chiama da’ veneziani becca, di panno morello, più vecchia che la madre di Evandro e in alcuni luoghi stracciata. La berretta era a la veneziana, unta e bisunta fuor di misura. Le calze erano ne le calcagna lacerate, con un paio di pantofole che i veneziani chiamano zoccoli, sì triste che i diti dei piedi per la rottura de le calze pendevano fuori. Messer Gian Battista l’abbracciò e gli disse: – Magnifico, voi ci avete fatto torto a non venir a smontar qui in casa vostra, chè essendo parente del signor Bembo, sète padrone di noi altri. – E volendo mio fratello mandar a l’osteria a pigliar i cavalli, disse il vecchio che non bisognava, perchè era venuto suso una cavalla a vettura e ito ad albergo col Cigogna suo antico oste. Il signor Pietro veggendo il vecchio sì mal in arnese e che così sgarbatamente parlava, mezzo si stordì e non sapeva che dirsi. In questo il vecchio entrò a ragionar di casa Bemba e sì minutamente raccontò tutti i parenti loro e di quanto gli era per molti anni avvenuto, che pareva che avesse il registro di ciò che diceva innanzi agli occhi. E parlando del padre ed avo e di messer Carlo fratello del Bembo, si lasciava di tenerezza cader alcune lagrime. Poi disse: – Io ho inteso, Zenso mio, che tu componi di bei versi che sono più belli che non è il Serafino nè il Tebaldeo. Che Dio ti benedica, Zenso mio. – Dicendo questo sternutò dinanzi e di dietro tre volte molto forte e disse: – Perdonatemi, figliuoli miei, chè io son vecchio' 'ed il freddo dei piedi m’ha causato questo; – onde s’accostò al fuoco e cavando i piedi de le pantofole, or l’uno ed or l’altro scaldava. Veggendo il Bembo che i diti apparivano fuori, mezzo turbato disse a mio fratello: – Di grazia levatemi questa seccaggine di questo mio parente rimbambito. – Mio fratello si scusò che non sapeva come fare. Il vecchio alora disse: – Figliuoli, non vi meravigliate se io sono così mal in ordine, perchè questo è abito cavalcaresco, ma a casa io ho bene de l’altre veste; – e poi entrò in un pecoreccio di pappolate da far ridere ogni svogliato e malinconico, di maniera che il Bembo ancor che in còlera fosse, non poteva far che non ridesse. Volendo poi il vecchio nettarsi il naso cavò un fazzoletto assai grande, rotto in più luoghi e tanto sporco che pareva che fosse stato un mese in cucina a nettar le padelle. Il Navagero ancor che ridesse, tuttavia mezzo adirato gli disse: – Messere, voi sète venuto a far un grand’onore al vostro parente,