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faceva pensiero cavalcar di notte ed a l’aprir de la porta entrar in Mantova. Fu adunque sul tardi con universal dispiacere di tutta Verona levata la bara funebre con Giulietta dentro, e con la pompa di tutti i chierici e frati de la città indirizzata verso San Francesco. Pietro era così stordito, e per la compassione del suo padrone, il quale sapeva che unicamente la giovane amava, così fuor di sè che mai non ebbe avviso d’andar a veder fra Lorenzo e parlar seco, come l’altre volte era solito di fare; chè se egli andava a trovar il frate, averebbe intesa l’istoria de la polvere, e dicendola a Romeo, non succedevano gli scandali che successero. Ora vista che egli ebbe Giulietta in bara e quella manifestamente conosciuta, montò a cavallo, e andato di buon passo a Villafranca quivi a rifrescar il suo cavallo e dormir una pezza attese. Levatosi poi di più di due ore innanzi giorno, nel levar del sole entrò in Mantova e andò a la casa del padrone. Ma torniamo a Verona. Portata la giovane a la chiesa e cantati solennemente gli ufficii dei morti, come è il costume in simili essequie di farsi, fu circa mezz’ora di notte messa ne l’avello. Era l’avello del marmo molto grande fuor de la chiesa sovra il cimitero, e da un lato era attaccato ad un muro che in un altro cimitero aveva da tre in quattro braccia di luogo murato, ove quando alcun corpo dentro l’arca si metteva, si gettavano l’ossa di quelli che ivi primieramente erano sepelliti, ed aveva alcuni spiragli assai alti da la terra. Come l’arca fu aperta, fra Lorenzo fece tantosto in una de le bande de l’avello ritirar il corpo di Tebaldo, il quale perchè di natura era stato molto magro ed a la morte aveva perduto tutto il sangue, poco era marcito e non molto putiva. Fatta poi spazzar l’arca e nettare, avendo egli la cura di far la giovane sepellire, dentro ve la fece quanto più soavemente si puotè distendere e porle un origliero sotto il capo. Indi si fece riserrar l’arca. Pietro entrato in casa, trovò Romeo che ancora era in letto, e come gli fu innanzi, da infiniti singhiozzi e lagrime impedito non poteva formar parola. Del che Romeo grandemente meravigliato e pensando non ciò che avvenuto era ma altri mali, gli teneva pur detto: – Pietro, che cosa hai? che novelle mi rechi da Verona? come sta mio padre ed il resto dei nostri? Di’, non mi tener più sospeso: che cosa può egli essere che tu sei così afflitto? Orsù, spedisceti. – Pietro a la fine fatto violenza al suo dolore, con debole voce e con parole interrotte gli disse la morte di Giulietta e che egli l'aveva veduta portar a sepellire e che si diceva che di doglia era morta. A questo così dolente e fiero annonzio restò Romeo