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un buffettone avuto sul volto farsi dar cento tratti di lancia nel più bello che avesse e far la vendetta contra il marito. Uscita che fu di camera per andar a ritrovar Petrone, le parve veder del lume ne la cucina e colà s’inviò per vedere chi là dentro era. Ivi giunta trovò Nardella che a punto aveva fornito di cucir le sue cose e presa già in mano la lucerna per andarsene a dormire. Non s’aveva ancora Domicilla finito di rasciugar le lagrime e di nuovo, più per ira che per doglia che de la percossa sentisse, piangeva. Nardella come pianger la vide, in atto di compassione le disse: – Oimè, madonna mia, che vuol dir questo? che avete voi? – Ella postasi a sedere, tuttavia con singhiozzi favellando, le narrò come Cocco battuta l’aveva e che in cucina voleva restar fin al giorno, perchè il core non le dava di giacer appresso al marito. Pregò poi quella che in luogo di lei fosse contenta andar a la camera del marito e mettersi in letto appresso quello, assicurandola che Cocco nulla le direbbe e che il matino a buon’ora poteva poi levarsi. Nardella che altro non desiderava, ancor che si lasciasse alquanto pregare, pure a la fine accettò l’invito. E così se n’andò e corcossi nel luogo de la madonna, tenendo per fermo esser appresso a Cocco. Domicilla, spento il lume, s’inviò a la via de la camera del famiglio, non avendo altro indosso che una sola camiscia. Onde entrata ne la saletta ove il valent’uomo di Cocco, vinto dal lungo aspettare, sul lettuccio s’era posto a dormire, facendo ella non so in che modo un poco di stropiccìo con i piedi, egli si destò, e non essendo la notte molto buia, vide venir la donna, e credendo che fosse Nardella l’andò ad incontrare con le braccia aperte. Da l’altra parte Domicilla sentito e veduto il marito, ma non in modo che lo potesse conoscere, s’imaginò che quello fosse Petrone, il quale per la stagion che calda era s’avesse eletto dormire in saletta che alquanto era fresca. Onde lieta fra sè disse: – Proprio ho io trovato costui dove lo voleva. Noi faremo le nostre nozze sovra il lettuccio. – Il perchè ella aperte le braccia gli andò allegramente incontro e così tutti dui amorosamente si abbracciarono. Cocco fermamente credendo che colei fosse Nardella, pieno di gioia cominciò a basciarla e farle i maggior vezzi e le più amorevoli carezze che poteva. Domicilla anco basciava lui e forte al petto se lo stringeva. Anima mia di qua, cor mio di là, vita mia in su, speranza mia in giù, e simili motti amorosi andavano a torno. Erano perciò le parole sì pianamente dette che non si potevano insieme conoscere. E perchè l’uno aveva voglia di scaricar la balestra e l’altra di ricever il verettone,