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consentirà già mai? Ma chi sa che per mezzo di questo parentado non si possa sperare che segua tra queste due famiglie una perpetua concordia e ferma pace? Io ho pure più volte udito dire che per gli sposalizii fatti, non solamente tra privati cittadini e gentiluomini si sono de le paci fatte, ma che molte volte tra grandissimi prencipi e regi tra i quali le crudelissime guerre regnavano, una vera pace ed amicizia con sodisfacimento di tutti è seguita. Io forse quella sarò che con questa occasione metterò tranquilla pace in queste due casate. – E in questo pensiero fermata, ogni volta che Romeo passar per la contrada poteva vedere, sempre tutta lieta se gli mostrava; del che egli piacer grandissimo riceveva. E ancor che non meno di lei coi suoi pensieri avesse continova guerra ed or sperasse ed or si disperasse, tuttavia perciò passava dinanzi a la casa de l’amata giovane così di giorno come di notte con grandissimo periglio. Ma le buone viste che gli faceva Giulietta, di più in più infiammandolo, lo tiravano a quelle contrade. Aveva la camera di Giulietta le finestre suso una vietta assai stretta cui di rimpetto era un casale; e passando Romeo per la strada grande, quando arrivava al capo de la vietta, vedeva assai sovente la giovane a la finestra, e quantunque volte la vedeva, ella gli faceva buon viso e mostrava vederlo più che volentieri. Andava spesso di notte Romeo ed in quella vietta si fermava, sì perchè quel camino non era frequentato ed altresì perchè stando per iscontro a la finestra sentiva pur talora la sua innamorata parlare. Avvenne che essendo egli una notte in quel luogo, o che Giulietta il sentisse o qual se ne fosse la cagione, ella aprì la finestra. Romeo si ritirò dentro il casale, ma non sì tosto ch’ella nol conoscesse, perciò che la luna col suo splendore chiara la vietta rendeva. Ella che sola in camera si trovava, soavemente l’appellò e disse: – Romeo, che fate voi qui a quest’ore così solo? Se voi ci foste còlto, misero voi, che sarebbe de la vita vostra? Non sapete voi la crudel nemistà che regna tra i vostri e i nostri e quanti già morti ne sono? Certamente voi sareste crudelmente ucciso, del che a voi danno e a me poco onore ne seguirebbe. – Signora mia, – rispose Romeo, – l’amor ch’io vi porto è cagione ch’io a quest’ora qui venga; e non dubito punto che se dai vostri fossi trovato, ch’essi non cercassero d’ammazzarmi.' 'Ma io mi sforzarei per quanto le mie deboli forze vagliano, di far il debito mio, e quando pure da soverchie forze mi vedessi avanzare, m’ingegnerei non morir solo. E devendo io ad ogni modo morire in questa amorosa impresa, qual più fortunata morte mi può avvenire