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città, tra i quali v’andò Romeo Montecchio che era di venti in ventun anno, il più bello e cortese di tutta la gioventù di Verona. Egli era mascherato e con gli altri entrò ne la casa del Capelletto, essendo già notte. Si trovava Romeo alora fieramente innamorato d’una gentildonna a la quale passavano circa dui anni che s’era dato in preda, ed ancor che tutto il dì ove ella a chiese od altrove andava, sempre la seguitasse, nondimeno ella d’un solo sguardo mai non gli era stata cortese. Avevale più e più volte scritto lettere, ed ambasciate mandato, ma troppa era la rigida durezza de la donna che non sofferiva di far un buon viso a l’appassionato giovane. Il che a lui era tanto grave e molesto a poter comportare che per l’estremo dolore che ne pativa, dopo l’essersi infinite volte lamentato, deliberò da Verona partirsi e star fuori uno o dui anni e con varii viaggi per l’Italia macerar questo suo sfrenato appetito. Vinto poi dal fervente amore che le portava, biasimava se stesso che in così folle pensiero fosse caduto e a modo veruno partirsi non sapeva. Talora tra sè diceva: – Non sia già vero che io costei più ami, poi che chiaramente a mille effetti conosco la servitù mia non l’esser cara. A che seguirla ovunque va, se il vagheggiarla nulla mi giova? Egli mi conviene non andar nè a chiesa nè a luogo ov’ella si sia, chè forse, non la veggendo, questo mio fuoco che dai suoi begli occhi l’esca e l’alimento prende, si scemerà a poco a poco. – Ma che! tutti i suoi pensieri riuscivano vani, perciò che pareva, quanto più ella ritrosa si mostrava e che ei meno di speranza aveva, che tanto più l’amor verso lei crescesse e che quel dì che non la vedeva non potesse aver bene. E perseverando più costante e fervente in questo amore, dubitarono alcuni amici suoi che egli non si consumasse, onde molte fiate amorevolmente l’ammonirono e pregarono che da tal impresa si distogliesse. Ma così poco le lor vere ammonizioni e salutiferi consegli curava, come la donna di cose che egli facesse teneva conto. Aveva tra gli altri Romeo un compagno al quale troppo altamente incresceva che quello senza speranza di conseguir guiderdone alcuno, dietro ad essa donna andasse perdendo il tempo de la sua giovinezza col fior degli anni suoi; onde tra molte altre volte una così gli parlò: – Romeo, a me che come fratello t’amo, troppo di noia dà il vederti a questo modo come neve al sole consumare; e poi che tu vedi con tutto ciò che fai e spendi, e senza onor e profitto spendi, che tu non puoi trar costei che ad amarti si pieghi, e che cosa che tu adopri non ti giova, anzi più ritrosa la ritrovi, a che più indarno affaticarti?