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prima è moglie del signor Loise Gonzaga, e de l’altra è marito il signor Cesare Fregoso cavalier de l’ordine di Sua Maiestà cristianissima. E perchè mi parve assai bella, quella alora scrissi ed ora al vostro vertuoso nome consacro. Degnarete adunque questa mia picciola fatica accettare, che sarà appo voi come un pegno del mio amore e farà talora sovvenirvi del vostro Bandello. State sano.

Crisoforo innamorato d’Apatelea per inganno prende di quella amoroso piacere, che sempre se gli era mostrata ritrosa.


Andai, non è molto, signore mie nobilissime, per alcuni miei affari a Milano, ove da persone degne di fede mi fu narrato quanto io ora intendo di raccontarvi. Milano, devete sapere, è oggidì la più opulente e abbondante città d’Italia e quella ove più s’attenda a fare che la tavola sia grassa e ben fornita. Ella oltra la grandezza sua che i popoli di molte città cape, ha copia di ricchissimi gentiluomini dei quali ciascuno per sè sarebbe sufficiente ad illustrare un’altra città. E s’un centinaio di gentiluomini milanesi i quali io conosco fossero nel reame di Napoli, tutti sarebbero baroni, marchesi e conti; ma i milanesi in ogni cosa attendeno più a l’essere e al viver bene che al parere. Sono poi tutti molto più vaghi de le belle donne, de le quali assai ce ne sono, e di star continovamente su le pratiche amorose, che in città che io mi conosca, e tutti per l’ordinario fanno a’ forestieri di molte carezze e gli vedeno molto volentieri. Stanno dunque tanto più su l’amorose pratiche quanto che vi trovano la pastura più grassa ed abbondante, essendo tutte le donne così vaghe degli uomini come essi sono di loro. Per questo si vedeno tutto il dì a belle schiere tutte le sorti d’uomini sovra le invellutate e superbamente guarnite mule, sovra correnti e snelli turchi, sovra velocissimi e leggeri barbari, sovra vivaci ed animosi giannetti, sovra feroci corsieri e sovra quietissimi ubini, con nuove fogge di vestimenti, or quinci or quindi passeggiare, che propriamente paiono pecchie o, come qui si dice, api che a torno a torno ai vaghi fiori vadano scegliendo il mele. Si veggiono altresì di molte indorate carrette con coperte carche di trapunti, che quattro schiumosi corsieri tirano, che par che si veggia trionfar un imperadore e dentro le carrette vi sono assise di bellissime donne, le quali sen vanno per la città diportando.