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varie cose, quando sovragiunse il piacevole e vertuoso gentiluomo il signor Annibale Macedonio, il quale sentendo i ragionamenti che si tenevano, disse: – Valorosa signora e voi signori miei, a quel ch’io sento voi ragionate de la varietà dei casi de l’amore, materia al giudicio mio che tutto ’l dì, per gli strani avvenimenti che accadeno, divien maggiore. E di nuovo è ella cresciuta per un mirabile e pietoso caso che a Napoli è accaduto, come il signor Antonio mio fratello per sue lettere mi scrive. E poi che in simili parlari voi passate il tempo e veggio che nessuno ci è che voglia cosa alcuna di nuove dire, il caso come sia seguito adesso vi narrerò. Dico adunque che deve oggimai, per quanto mi stimi, a tutti voi che in questa grata e dilettevole compagnia ragunati sète, o per udita o per veduta esser chiaro quanto la città di Napoli che fu sul lito del mare Tirreno fondata, sia dilettevole ed amena. Chè per il vero in questa nostra Italia poche città ci sono ove l’uomo possa quei piaceri e diporti pigliarsi che a Napoli assai agiatamente in ogni stagione de l’anno si pigliano, sì per la delicatezza del paese come anco per l’amenissimo sito de la bella e piacevole città. Quivi a chi diletta una spaziosa e ben coltivata campagna, leggermente ai suoi diporti può allargar la mano. Altri che bramasse per aprichi e da natura e da l’arte maestrevolmente adornati monticelli, colli di naranci, cedri, limoni e d’ogn’altra sorte di soavissimi e odoriferi frutti pieni, valli fruttifere e di cristallini ruscelli abondevoli e di mille varietà di colori pomposamente vestite trastullarsi, in tanta copia ne troverà che quasi di sè fuori, tutto il leggiadro paese di Pomona, di Flora, di Bacco, di Cerere, di Pallade, di tepidi favonii e di freschissimi e salutiferi zefiri esser sempre nido ed albergo giudicherà. Ma chi poi dei piaceri di terraferma fosse fastidito ed amasse con spalmate barche per il tranquillo pelago e cupo mare or quinci or quindi discorrere, e per non perigliosi scogli, per fertili e gratissime isolette diportarsi, e quei trastulli e ricreamenti prendere che Glauco con le sue marine greggi a’ suoi seguaci prestar con l’amo e con le reti suole, qual luogo meglio de la mia patria glielo potrà dare? E chi poi si delettasse veder tanti miracoli di natura quanti Pozzuolo produce, ove finse il padre dei poeti esser la via che a l’inferno conduce, se in quelle bande si vorrà diportare, vederà gli effetti più che mirabili che la Solfetara produce, vederà il fumoso asciugatoio, tanti salubri bagni, l’orrenda ed intricata spelonca de la Sibilla cumea, l’artificioso laberinto di Dedalo, le piscine luculliane, le rovine