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fidata, che come egli venga a casa, gli dica che io son andata in alcun luoco che ella non sa e gli consegni le chiavi. In questo mezzo non si stia a bada nè si perda tempo, ma celatamente, a ciò che per la via non sia conosciuta, menatemi ad un monistero di sante donne, perchè io non intendo restar più al mondo, ma il rimanente de la mia vita servir a Dio. Chè se la mia gioventù è stata disonesta e con poco onor de la casa nostra, ben che sforzatamente in tal miseria sia vivuta, almeno per l’avvenir sia il viver mio tale, quale a la condizione del nostro parentado si conviene, e s’emendi con la conversazione e vita che io con l’aiuto del nostro signor Iddio farò, il cattivo e disonesto viver mio passato. Ma per Dio non perdiamo tempo, chè del tempo a bastanza poi averemo a discorrer i casi nostri. – Conoscendo il padre, madre ed altri parenti che ella diceva il vero, la travestirono e ad un venerabil monastero di sante donne quella condussero, dove fu graziosamente accettata. Ora come a casa ritornò Alfonso, domandò subito che faceva la signora, al quale la schiava che le chiavi avute aveva, s’appresentò e disse: – Messere, la signora m’ha detto che voleva andar in certo servigio e m’ha lasciate queste chiavi da presentarvi. Eccole qui. – Alfonso pigliate le chiavi, dubitando che ella avesse via portato alcuna cosa, poi che aperti i forzieri non trovò mancar cosa alcuna, anzi vide tutte le vesti ed ori e gioie di Ligurina, rimase forte sbigottito, e quasi indovino del caso seguìto, cominciò a far un grandissimo romor per casa e minacciar questi e quelli. E moltiplicando le parole, volendo per ogni modo che il padron de la casa gli facesse trovar la sua signora, ed il padrone rispondendo che non sapeva dove andata fosse e che non era ubligato a guardargli la donna sua, Alfonso che era entrato in còlera grandissima, gli rispose: – Voi m’avete fatto rubare la signora mia, ed io giuro a Dio che mal grado vostro ve la farò trovare o ad una via o ad un’altra. – E presi alcuni dei suoi servidori, disse: – Io vado a condur gente in qua che vi farà conoscere che cosa è voler beffar un par mio' 'de la casa di Toledo. – E stando sul contendere e gridando dir di molte parole, la voce andò per la contrada che in tal casa era infra gli spagnuoli e genovesi una gran mischia. Il che fu cagione che molti così gentiluomini come popolari cominciarono a ridursi verso la casa ove il romor era, chi per meglio intender la cagione de la mischia e chi per mettersi in aita dei suoi contro gli spagnuoli, essendosi già fatte alcune questioni per la città, ne le quali i genovesi avevano molto maltrattati gli spagnuoli, essendo tra queste due nazioni antica nemicizia. Ora tra molti che al rumore