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sopra si faceva; e dubitando dei ladronecci che far si sogliono, con i suoi fanti entrò dentro e salite le scale pervenne a la sala ov’era il romore. Quivi su la porta trovando alcuni sergenti de la corte, domandò loro la cagione del romoreggiare che ivi entro si faceva, e intendendo che erano venuti a prender un debitore di Guglielmo tedesco andò avanti e disse: – Che romor è questo? – E guardando in viso il prigionero, subito conobbe che egli era monsignor lo proposto. Onde disse a questi fanti che il tenevano che si ritirassero a dietro, perchè egli pigliava il prigione sovra di sè. E tiratolo a parte gli domandò che voleva dire ch’egli a quell’ora in casa d’Ambrogio si trovasse. Il proposto che domesticamente lo conosceva, gli narrò come stava il fatto; del che il capitano ridendo lo confortò a star di buon animo e' 'che farebbe ogni cosa per levarli la seccaggine del tedesco da dosso. Poi tirato da banda Guglielmo, gli disse: – Che hai tu a far con questo prigione che qui è sovra la mia fede? conosci tu chi egli si sia? – Dicendo il tedesco che gli aveva altre volte dato cavalli in credenza, e che buona quantità di danari da lui doveva avere e che voleva esser pagato, rispose il capitano: – Da Ambrogio può ben essere che tu debbia aver danari, ma da costui non già. E perchè io m’avveggio che tu nè questi altri lo conoscete, io ti vo’ sgannare ed assicurarti che costui non è Ambrogio, ancor che in casa d’Ambrogio sia stato preso. E tanto te ne vo’ dire, che egli è persona onoratissima di questa città, ricco e di famiglia molto nobile. Per questo ti dico che tu ci pensi ben suso, perchè peggio te ne potrebbe avvenire di quello che tu pensi; e resta sicuro che se Momboiero s’avesse potuto imaginare che costui qua entro si fosse trovato, che mai non ti averebbe concesso questi fanti, i quali ti furono dati per pigliar Ambrogio e non altri. Costui è uomo che sì di leggero non si scorderà questa ingiuria, e ti potrebbe far fare un dì uno scherzo che ti spiacerebbe. – Il tedesco riscaldato sul fatto e più cruccioso che la mala ventura, e dolente d’aver fatta la spesa indarno, insieme col capitano s’accostò al prigione e gli disse: – Io non so chi tu sia, ma per quello che mi dice qui il capitano, mi sembra che tu sia gentiluomo e prelato. Pertanto tu devi aver riguardo a l’onor tuo ed al biasimo che te ne può seguire. Tu dèi altresì non meno curar l’onore di questa donna che mostri che tu ami, ed averlo caro quanto la vita propria. Io mi credevo che tu fossi il marito suo, mio debitore, e per questo t’ho io fatto far prigione. La spesa è fatta, nè, perchè tu non sia quello ch’io mi pensava, vorranno costoro un quattrino meno del pagamento che ho promesso loro. Pertanto poi che tu invece