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a Dergheno, ora a Derganello e talvolta anco a la Cagnuola, luoghi molto propinqui a questa città di Milano. E per la lunga pratica che già hanno i mercadanti con i gentiluomini del paese, conoscendo oggimai quanto ciascuno vaglia, il più de le volte con uno scritto di man propria del compratore, promettente fra certo tempo di sodisfare a l’intero pagamento, danno i cavalli. Egli è altresì costume di molti che si ritrovano al bisogno di danari, prender spesse fiate cavalli a credenza, e, subito che pigliati li hanno, vendergli a contanti per assai minor prezzo di quello che a lor sono costati. Il che anco si costuma su la piazza del Broletto ne le robe mercantili tra mercadanti con opera degli scaltriti sensali. E questa foggia di vendere e comprare da loro si domanda «far stocchi», cagione che molti gentiluomini in modo vanno a poco a poco, e spesso anco in grosso, scemando e diffalcando il loro, che non se ne avvedendo divengano poverissimi. Fu adunque un gentiluomo molto nobile, il cui nome per ora tacer mi par convenevole, a ciò che di quanto sono per narrarvi biasimo non gli segua, il quale spendendo tuttavia senza ritegno largamente e non ritrovandosi per certi suoi bisogni quella quantità di moneta che voluto averebbe, se ne andò a trovar a Derganello uno di questi mercadanti tedeschi, e convenutosi con lui del prezzo, pigliò da lui molti palafreni, facendoli secondo la costuma lo scritto di mano, che a termine d’un anno gli pagaria intieramente il costo dei detti cavalli. Ora avendo già il compratore apparecchiato a chi dare a denari contanti essi cavalli, quel giorno stesso tutti gli diede via quasi per la metà meno di quello che al tedesco deveva pagare; onde avuto il danaro a la mano, attese a far il suo bisogno. Approssimandosi poi il termine di pagar al tedesco i presi cavalli, il buon milanese che, per altri danni patiti e spese fuor di misura fatte, non si trovava l’annoverato in mano per sodisfare al debito, nè sapeva ove prevalersi di tanta somma, si trovava molto di mala voglia; perciò che per le convezioni che i mercadanti tedeschi hanno con la corte, senza altrimenti contestar lite nè piatire, come mostrano gli scritti di questi e di quelli, si fa loro ragion sommaria, e prendono i sergenti de la corte e fanno imprigionar i debitori e porre a l’incanto i beni di quelli. Venuto il termine, ecco venir il mercadante il quale cominciò a riscuoter i suoi crediti. Il gentiluomo milanese, che per ora Ambrogio sarà chiamato, non si trovando il modo di poter pagare, deliberò partirsi da Milano e segretamente in alcun luogo ricoverarsi tanto che Guglielmo, chè così aveva nome