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la quale a tutti parve bella e molto fu commendata. E perchè voi in quell’ora non eravate in casa, e la signora Antonia Gonzaga vostra consorte mi pregò che io la volessi scrivere e farne copia, ecco che scritta come narrata fu ve la mando, sì per sodisfar a la signora Antonia, come anco perchè sia testimone a tutto il mondo de la mia verso voi riverenza ed osservanza. State sano.

Guglielmo tedesco con un piacevol argomento cava danari di mano ad un prelato che era con la sua innamorata.


Credo che la maggior parte di voi oggimai conosca monsignor de la Rocella o per vista o per fama, il quale io conosco molto domesticamente per aver egli una mia lite che faccio, ne le mani. Egli nel vero è mirabil a pensar la vita che il più del tempo tiene, che due e tre volte almeno la settimana trapassa tutto il giorno a tavola. Nè perciò è gran mangiatore nè bevitore eccessivo, perciò che io posso santamente giurare d’averlo in casa del signor Scipione Attellano ed anco altrove infinite volte veduto seder a mensa le sei e sette ore continove, e nondimeno senza parangone era vie più il tempo che consumava in ciancie e favoleggiamenti che non è il resto. Siate sicuri che quel vino che ogni costumato gentiluomo per l’ordinario beverà in un fiato, egli nol beverà in diece volte. Ma gli piace aver i bicchieri grandi e spesso spesso non incannar il vino o trangugiarlo, ma soavemente pigliarne un poco e poi far pausa e masticar buona pezza un boccone. Con tutti questi suoi banchettamenti, non è uomo in Milano che ebro lo vedesse già mai. E ciò che mirabilissimo mi pare e ch’ogni credenza avanza, è il sentirlo rapportar un processo così civile come criminale e sentirlo disputar alcun punto di leggi. Chè, siami lecito così dire, pochi senatori in quel senato ci sono, e pur molti ce ne sono dottissimi, che meglio e con più memoria e più ordinatamente di lui alleghino o questionino alcuna cosa. Ma io nel vero non ho già cominciato a parlar per dir le lodi di monsignor de la Rocella, ma tratto da la novella del Montachino, cotanto me n’è paruto dirvene. Ora volendo narrar la mia novella, voi devete sapere che due volte l’anno soglion ordinariamente i tedeschi, l’Alpi a la Lombardia vicine abitanti, menar cavalli presso a Milano da vendere in gran numero, e communemente ora si fermano