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A questo luglio passato essendo io venuto a far riverenza a l’illustre signor Pirro Gonzaga di Gazuolo vostro cognato, che tornando di Francia era nel vostro lieto ed agiato palazzo alloggiato, vi trovai molti gentiluomini milanesi che facevano il medesimo ufficio che io feci. Ora essendosi esso signor Pirro ritirato sotto il pergolato de l’allegro e vago giardino e accennatomi ch’io lo seguissi, mentre noi dui insieme ragionavamo, sovravvenne il molto piacevole e largo parlatore Giovanni da Montachino, il quale, come sapete, ha sempre infinite e piacevoli novelle a le mani. Subito che il signor Pirro lo vide, dopo gli abbracciamenti soliti, gli domandò se nulla di nuovo aveva. Come i gentiluomini questo sentirono, in un tratto tutti vennero sotto il pergolato per udir alcuna piacevol novella. Onde il Montachino narrò come il dì precedente aveva fatta una beffa a monsignor Giovanni de La Rocella senatore nel senato di Milano, il quale quella sera aveva cenato in casa del nostro gentilissimo signor Lucio Scipione Attellano, ove spesso suole, com’eglino dicono, banchettare. Voi sapete che il detto senatore sempre è stato uomo che assai s’è dilettato di bere, e che volentieri talora tanto a mensa s’intertiene che bene spesso l’ora de la cena il truova ancora non levato dal desinare, bevendo e ribevendo e favoleggiando. Il Montachino adunque la sera passando dinanzi la casa del Rocella, ritrovò la moglie di quello, bella ed onesta donna, che in porta a prender il fresco se ne stava, a cui disse: – Madama, io vengo a dirvi per parte di monsignor vostro marito, che voi facciate lavar un botticino ed acconciar bene, perciò che a mano a mano verrà un mulo carco di buona vernaccia. – La donna che gli credette, fece apparecchiar ogni cosa; nè guari stette che sovravenendo monsignor senatore, trovò la donna in faccende, e le domandò quello che ciò volesse dire. Ella gli rispose ciò che il Montachino l’aveva detto. Intese il senatore troppo bene il mordacissimo motto e se ne rise dicendo: – Io sono il mulo che venuto sono carco di vernaccia; – perciò che si sapeva lui esser bastardo, i quali si chiamano «muli». Molto fu riso di questa novella, quando messer Bartolomeo Dardano, uomo nel verso latino di gran vena, narrò un’altra beffa avvenuta ad un molto onorato prelato gentiluomo milanese,