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sofferse con pazienza ed alquanto di gioia questa prima imbeccata. Era don Faustino di trentasei anni in trentasette, gagliardo e di forte nerbo; perchè prima che levasse il becco da la dolce e desiderata pastura, con suo gran diletto e de l’Orsolina lasciò, una altra volta pascer l’augello. La giovane che mai più simil piacer gustato non aveva, mentre che il griffone il becco quinci e quindi dimenava, ingombrata da così soave e rara dolcezza, non levando mai le mani dagli occhi, teneva pur con interrotta voce detto: – Becca pur lì quanto sai, chè gli occhi non mi beccherai. – E bramosa che l’augello continovasse il dolce gioco di così piacevol beccamento, replicava le già dette parole. Messer lo prete corsi questi dui arringhi, presa alquanto di lena e ruzzando intorno al pagliaro, tre altre volte rimesse il diavolo ne l’inferno e in parte cavò la superbia al suo buon augello, con grandissima contentezza di tutte due le parti. Dopoi, lasciati i panni de l’Orsolina giù, aprì l’uscio del cortile e chetamente essendo entrato in casa, diede il segno ordinato al suo chierico, il quale non toccando più la campana, fu cagione che ciascuno ritornò a far ciò che prima faceva. Se ne venne anco l’Orsolina a la fontana, e presa l’altra secchia che in quella aveva abbandonata, con tutte due piene d’acqua a casa se ne tornò, seco stessa più volte commendando la dolce puntura del becco del griffone. Don Faustino parendogli aver trovata dolce pastura, fece alcuna volte venire, quando in destro gli cadeva, l’augello e con la sua Orsolina si dava il meglior tempo del mondo. Ella molto spesso veniva per acqua, e sempre che era a la fontana averebbe voluto che il griffone fosse comparso per sonar ella la campana a doppio; e quando sentiva i bòtti, subito andava di fitto a dar de la testa nel pagliaro. Ora dubitando il domine che il giuoco non si scoprisse, sì seppe i ferri suoi adoperare che fece dar marito a l’Orsolina con cui, come comodo gli venne, scoprì il fatto e con lei destramente lungo tempo piacer si diede. Tale adunque fu l’astuzia di don Faustino, il quale dal caldo d’amore destato, di semplice ed ignorante divenne astutissimo, sì come da me inteso avete.


Il Bandello a l’illustre signor Alfonso Vesconte il cavaliero