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Attendete bene a ciò ch’io vi dico ora ed aprite ben gli orecchi, gente del diavolo che voi sète. Pigli ciascuno le mie parole con quel buon animo che io le dico; guardate ben bene che non entrino per un’orecchia e se n’escano per l’altra. Tenetele a mente e fate che vi restino scolpite nel mezzo del core, cercando tuttavia d’emendarvi e far penitenza del vostro peccato, altrimenti guai a voi! Io vi dico, io v’affermo, io ve lo annonzio, che Iddio per i peccati vostri è tanto adirato contra tutti voi, che ha deliberato, non veggendo per l’avvenire emenda nei fatti vostri, di darvi così fiero ed acerbo castigo che restarete per essempio a tutto il paese bresciano e a tutta Lombardia, e ovunque anderete sarete mostrati a dito per i più tristi e scelerati uomini del mondo. E questo castigo apparterrà a tutti. Questi bravi che hanno il cervello sovra la berretta e non stimano nè Dio nè santi, oh come saranno puniti! I ladri che tanti ladroneggi tutto ’l dì fanno per le possessioni e case di questi e quelli, pagheranno amaramente i furti loro. A le gavinelle e fraschette di queste donne giovani che quando sono in chiesa e che doveriano star divotamente agli ufficii divini e dir la corona ed' 'il rosaio, stanno a frascheggiare e con gli occhi alti a vagheggiar i lor innamorati e veder quante mosche volano per l’aria, buon pro li sarà se non perdeno gli occhi. E voi padri e madri, e voi altri uomini vecchi che vedete tante lascivie e dissoluzioni nei figliuoli, figliuole e prossimi vostri e non gli sgridate anzi ve ne ridete, guai a voi, perchè tal e sì fatta punizione vi si prepara che desiderarete mai non esser nati. Ed i giocatori e bestemmiatori di Dio e di santi come faranno? Come staranno i mormoratori e maldicenti che al prossimo levano la fama? Guai a tutti! Oimè, popolani miei, quanto mi rincresce di voi e quanto vie maggior sarebbe il dolor mio, se io prima non ve l’avessi avvisato! Egli è pur venuto il tempo che toccarete con mano ch’io non diceva bugia quando vi riprendeva ed emendava dei vostri peccati, e coloro che de le mie parole si ridevano come se io da gabbo avessi favoleggiato, oimè, quanto amaramente piangeranno! Silenzio, popol mio; state cheti e udite ciò ch’io vi dico e non lo pigliate a scherzo nè in beffa. Avvertite anco che questa fia l’ultima volta che io più ne parli, perciò che estrema pazzia sarebbe la mia parlare ove non m’abbia udienza, e voler far bene a chi nol vuole anzi a sommo studio va ricercando il male. – Quivi don Faustino stette un poco senza dir nulla, con gli occhi verso il cielo rivolti; poi alzata alquanto più del solito la voce, quasi lagrimando disse: – Signor