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vita. S’alcuna volta accadeva romore o mischia tra i popolani suoi, egli mai non cessava fin che tutti rappacificati non aveva. Medesimamente come uno infermava, don Faustino subito amorevolmente lo visitava e in tutto ciò che per lui far si poteva gli dava aita; e insomma si mostrava con tutti amorevole e caritativo. Egli è ben vero che era molto rigido quando udiva le confessioni dei suoi parrocchiani, riprendendo acerbamente i peccati, e un gran romor faceva in testa agli uomini e a le donne innamorate, contra i quali quando predicava diceva di terribili parole mandandogli tutti in bocca di Lucifero. Era per questo non solamente il confidente de la sua villa, ma di tutta la valle. Non era in quella terra pozzo veruno, ma v’erano due fontane, de le quali la più grande e megliore sorgeva in casa di don Faustino, lungo la chiesa a la quale la casa era attaccata. Quivi solevano tutto il dì per la maggior parte venir le donne de la villa con loro secchie a pigliar de l’acqua. Ora avvenne un dì che messer lo prete vide una fanciulla, secondo donna di montagna, assai appariscente ed avvenevole, la quale Orsolina aveva nome ed era figliuola di barba Tognino da Ossemo, contadino secondo l’uso di quelle contrade assai agiato e ricco. Piacque questa fanciulla mirabilmente al messere, e volentieri, quando veniva per attinger acqua, la vagheggiava ed anco l’aiutava ad empir le secchie, cotali sue sciocchezze dicendole. Onde vagheggiandola spesso, cominciò a poco a poco fieramente ad innamorarsi di lei, di modo che mai bene o riposo non aveva se non quando la vedeva e che parlava con lei. Il perchè amorosamente vagheggiandola, destandosi in lui la concupiscenzia carnale, venne in desiderio se possibil era di ritrovarsi in luogo segreto con lei, e giacendo seco farla parente di messer Domenedio, e una volta provare se il servir a Dio cacciando il diavolo ne l’inferno era così dolce cosa come molti affermano. Perchè quando Orsolina veniva per acqua, se senza scandalo poteva, le faceva vezzi cercandole far credere ch’egli era tutto suo e che le voleva gran bene. Ma con ciò sia ch’ella fosse ancor garzona e non mostrava accorgersi del fatto, il domine non ardiva scoprirle apertamente questo suo amoraccio. Egli aspettava pure che la fanciulla riuscisse fuor d’alcun motto, sovra il quale egli potesse fondar la sua intenzione e farla avveduta come per lei si struggeva. Ma o che ella fosse sì scaltrita che fingesse non se n’accorgere in modo che si sia, o che pure in effetto la sua semplicità l’adombrasse gli occhi, ella sembianza nessuna faceva che di lui le calesse. Del che messer lo prete che averebbe voluto sonar la piva, se ne trovava