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mente, lo desta, lo scuote, e l’offoscato e adombrato ingegno in modo gli alluma e rischiara che subito il fa divenir avveduto, scaltrito e malizioso. Veduti se ne sono pur assai i quali prima che s’innamorassero erano più che morti, senza avvedimento, semplici e trascurati ne l’azioni loro, che poi accesi d’amore d’alcuna donna, senza uscir de l’albergo, pare che siano stati a Bologna ad imparar senno e che partiti se ne siano a bocca chiusa, così fatti sono avvisti e prudenti. Onde quello che mille dottori non averebbero loro mai insegnato, Amore in un tratto gli mostra. Fui questo luglio passato da alcuni gentiluomini bresciani amici miei condotto a cenar a Montepiano, ove tanti rampolli sorgono d’acqua che per cento milia canaletti fanno dentro la città tante belle e fresche fontane. Quivi di queste forze d’Amore si cominciò a ragionare, e molte cose dicendosi e volendo ciascuno dimostrar quanto elle poderose siano, messer Gian Paolo Faità, eccellente e soavissimo musico di compor canti, sonar d’ogni stromento e di molte altre doti ornato, narrò una novella che tutti ci fece ridere; e fu a proposito de le forze amorose e dei mirabili effetti che sanno fare. Essa novella scrissi, e secondo il mio consueto, che a tutte le mie novelle metto ne la fronte il nome d’alcun mio signore, signora, o amico, a questa il vostro onorato nome posi come scudo che la diffenda; ed al presente che da Milano tornato sono, quella vi porto per non venir innanzi a voi che mia singolarissima padrona sète, a man vòte. Degnate adunque, signora mia, quella accettare e me nel numero dei vostri più fedeli servidori annoverare. Quando poi il signor conte Baldessare vostro onorato consorte sarà da Roma ritornato, vi piacerà essa mia novella mostrargli; chè mi fo a credere, per l’amore che sempre mi ha portato, che la vedrà molto volentieri, avendo di continovo dimostro le cose mie così in rima come in prosa piacergli, come per lettere sue a me scritte, che vedute avete, fa largo testimonio. State sana.

Don Faustino con nuova invenzione de l’augello griffone gode del suo amore gabbando tutti i suoi popolani.


Poi che s’è cenato, non so già io come entrati siamo a ragionar d’amore e de le sue poderose e divine forze, le quali senza dubio sono meravigliose molto e fuor d’ogni credenza umana, parendomi