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olio. Ma dimmi la cavalla e il castrone sono stati governati? – Io gli ho governati, – disse il chierico, – e stanno bene, ed ho serrata la stalla. Or se vi dà il core, essendo portato di venire sul cimitero, per questo non resterà, chè io vi porterò bene a la chiesa e vi ritornerò in casa, chè per Dio grazia son grande e grosso e ho buone spalle. – Deliberò adunque il prete farsi portar a la chiesa, e fattosi metter la pelliccia a torno e le calze in gamba, fu dal chierico preso su le spalle. Mentre che il domine faceva i suoi ragionamenti col chierico, Mangiavillano era ne l’orto e sentiva ciò che il prete diceva, rincrescendogli che non andassero a dormire; ma quando sentì che gli altri dui servidori dei quali alquanto dubitava non ci erano, disse tra sè: – Il castrone è nostro. – E prima che altro far volesse, avendo udito che il prete voleva farsi portar a la chiesa, uscì chetamente de l’orto e venne presso al cimitero per sentir anco egli le meraviglie che il chierico diceva. Egli conobbe chiaramente che lo strepito era dentro quella sepoltura ove dato era l’ordine col compagno di aspettarsi, e quasi fu per mettersi in fuga, perciò che Malvicino a cui rincresceva il tanto aspettare si moveva per entro lo avello, e il sacco de le noci faceva certo romore che per il silenzio de la notte era alquanto spaventevole. Tuttavia Mangiavillano drizzando meglio gli orecchi, s’accorse che quello strepito era de le noci che Malvicino con un sasso frangeva, e disse fra sè: – Il mio sozio ha finita l’opera sua ed io ancora non ho fatto covelle; ma poi che questo diavolo del prete si vuol far portar a la chiesa e nessuno in casa ci resta, io ho adesso la meglior ventura del mondo, chè al corpo del turco io ne porterò via il castrone. – Fatto tra sè questo discorso, fu per dar segno al compagno com’era quivi e dirgli che aspettasse ancora un poco; ma sentendo aprirsi l’uscio del prete, egli chetamente se ne tornò al buco che ne la siepe del cortile fatto aveva e andò dritto a la stalla, la quale senza fatica aperta, pose la musaruola al castrone, e legatogli tutti quattro i piedi se lo recò in spalla e venne verso il cimitero. Fra questo mezzo don Pietro che bramava aver l’olio per mitigar i dolori che lo tormentavano, con l’aita de la donna salì su le spalle al chierico. La fante portava il lume innanzi. Il buon chierico ansando e soffiando per la gravezza del peso che a dosso portava, s’inviò verso il sagrato. Il prete andava dicendo certe sue orazioni. Malvicino continovava pur col sasso il romper de le noci; il che il chierico sentendo: – Parvi egli, – disse, – messere, ch’io farneticassi? – Va pur là, – rispose il prete. Ora essendo alquanto a l’avello appresso,