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Io mi ricordo che ieri quando pigliammo la lepre che tante volte ci ha fatto correre, che me n’andai a la cascina di Giacominaccio Oca e vidi sovra una tezza de le noci assai, che ancora non le hanno ridutte in casa. Al corpo del pissasangue, io voglio che l’andiamo a beccar su, e faremo una brava agliata, chè il castrone senza agliata non val un pattacco. – Tu dici il vero, al corpo del vermocan! – rispose Mangiavillano. Facciamo adunque così come io ti diviserò. Io su le quattro, o tra le quattro e cinque ore di notte, me n’anderò a la casa del messere ed entrerò senza difficultà dove egli tiene il castrone, e a la prima gli metterò una musaruola che saperò fare a proposito a ciò che non gridi, e poi me lo metterò in spalla. Tu in quel tempo medesimo anderai a pigliar le noci, ed oltra le noci guarda, se la ti venisse destra, che tu potessi pigliare due o tre oche, chè sai che barba Giacomaccio le ha sempre belle e grasse. – Potta de la morìa! – disse Malvicino, – questo sarebbe un bel tratto se io lo potessi fare. Ma tu sai bene che l’oche hanno il diavolo a dosso, chè sentono ogni picciolo strepito che l’uomo faccia. Io vedrò più tosto di pigliare quattro o cinque galline, di quelle che dormeno appresso al gallo che si dice che sono più grasse de l’altre. – Mai sì, disse Mangiavillano, – tu sei un gonzo: galline e capponi ci mancano forsi in casa del padrone? Ogni dì, come sai, ne abbiamo. Vedi pur di fare una rastellata d’oche. Ora il primo che averà ispedito il fatto suo aspetterà il compagno dentro l’avello de la pietra che è senza coperchio, che è nel canto del cimiterio tra la chiesa e la casa del domine. Io ci sono stato altre volte dentro, e non ci sono nè ossa di morti nè altra cosa, se non se qualche pietra che talora i fanciulli vi gittano. Sì che là dentro entri chi primamente ci arriverà. – Così si faccia, – disse l’altro. Venuta l’ora determinata, ciascuno andò ad essequire quanto s’era contentato di fare. Malvicino pervenne ove erano sparse le noci, e tante a suo bell’agio ne prese quante ne volle, e quelle ripose in un sacco che seco recato aveva. A pigliar l’oche ebbe assai che fare, perciò che erano troppo vicine a l’albergo dei massari; pur tanto s’ingegnò che tre oche grassissime prese, a le quali ruppe il collo e mise con le noci. Poi col sacco in spalla se n’andò verso il cimiterio, e pervenuto a l’avello, e veggendo che Mangiavillano ancora non v’era, egli entrò dentro aspettando il compagno. Era il giorno avanti venuta la gotta a don Pietro ed era scesa con tanto umore che, essendo nel letto, non lasciava andar a dormire il chierico e meno la fanticella, tuttavia gridando e lamentandosi: gli altri dui servidori aveva egli mandati fuori in certi