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dirvene il mio parere, perchè essendo voi d’animo di mandarla fuori, desiderate che possa lasciarsi vedere. Io di questa vostra amorevolezza e buona openione che di me avete ve ne rendo quelle grazie che per me si ponno le maggiori, e meco mi rallegro che tale mi stimate qual esser mi converrebbe a voler de l’altrui fatiche ne l’opere de le lettere far giudicio. Tuttavia ancora ch’io non mi riputo tale, non ho voluto mancar al desiderio vostro, e tanto più volentieri quanto che mi pare con questo ufficio sodisfar in qualche parte a le tante vostre cortesie che meco, la vostra mercè, usate ogni volta che io vengo a Pavia. Presi adunque subito Apuleio in mano e conferendo di periodo in periodo; o come volgarmente si dice, di clausula in clausula il latino con l’interpretazion vostra, a me pare che voi ottimamente a l’ufficio del buono interprete abbiate sodisfatto, non vi curando render parola a parola, ma con circonlocuzioni in alcuni luoghi esprimendo chiaramente il senso de le parole e sentimento apuleiano. E perchè possiate fermamente credere che io tutta la vostra Psiche abbia letta ed ogni cosa minima considerata, ho annotato qualche passo ed alcune poche parole, come nel foglio che vi mando vederete, a ciò che parendovi le mie annotazioni degne di considerazione vi possiate pensar suso e cangiar ciò che vi parrà. Ora essendomi venuta a le mani una de le mie novelle che altre volte io scrissi, quella ho voluto al vostro nome intitolare e donarvela. Ella fu da messer Francesco Polizzo da Medole recitata a la presenza del magnanimo eroe il signor Federigo Gonzaga di Bozzolo, essendo io a Bozzolo alloggiato con il detto signore. State sano.
L’essersi parlato de le pazzie che ogni giorno fa quel nostro amico, m’ha fatto venir voglia di narrarvi un pietoso accidente che questi dì in Mantova avvenne ad uno che in vero deveva esser geloso, dandogliene la moglie cagione, ma non seppe bene la sua gelosia con ragion governare. È la gelosia un male o sia vizio meritamente biasimevole molto, e che deverebbe ciascuno che abbia sal in zucca di continovo fuggire. Quando il marito s’accorge che la sua donna ad altrui di sè fa copia, non deve alora ingelosirsi, essendo certo de la vergogna che gli è fatta, ma deve