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bene spesso di ricchi doni. Beltrando che con malissimo animo era venuto ai servigi del duca borgognone, o che cangiata avesse la malevoglienza in amore, o che mai non avesse trovata occasione di commetter ciò che era venuto per fare, o che forse non ardisse mettersi a tanto rischio, attendeva diligentemente a servire e far quanto il duca gli comandava. Esso duca che mai non si era potuto accorgere che Beltrando avesse animo d’ammazzarlo, e che già era passato l’anno che ai suoi servigi lo teneva, per non stare di continovo in sospetto, deliberò provare se egli era così animoso e gagliardo come la fama il predicava. E non volendo communicar l’animo suo con persona alcuna, fece di quelle cose che sovente fanno i prencipi giovini, che fuor di proposito, come poco innanzi si questionava, metteno la signoria e la vita a periglio. Egli fece far due buonissime spade e dui pugnali tutti così simili che tra le due spade non ci era differenza di cosa del mondo ed il medesimo era dei pugnali, ed ogni cosa fece fornire d’una stessa foggia. Fece anco far calze, giubboni e dui sai d’un medesimo garbo con dui cappelli in tutto simigliantissimi. Era Beltrando de la propria grandezza e grossezza che era il duca Filippo. Ora volendo un giorno il duca ultimar questa pratica e venire al cimento de le forze di Beltrando, ordinò una caccia di porci cinghiari in una de le sue foreste, e quel giorno che si deveva andar a la caccia volle che Beltrando si vestisse con lui di quei panni che aveva fatto far così simiglianti. E così Beltrando si calzò le calze, si mise il giubbone e il saio che il duca gli aveva fatti dare, con il cappello. Essendo poi per montar a cavallo, il duca gli donò un buonissimo corsiero. Onde, come si vide Beltrando esser d’una foggia vestito simile al duca e che si seppe il duca esserne stato autore, fu da tutta la corte giudicato questo esser un segno che il duca molto l’amava e che l’aveva per suo favorito. Andarono a la caccia, ove dopo che furono dimorati buona pezza e che furono ammazzati duo grandi cinghiari, Filippo chiamò a sè questo Beltrando e gli disse: – Beltrando, va a la tal parte di questo bosco e là tutto solo m’aspetta. – Il che egli subito fece, sapendo molto bene il luogo, perchè sovente Filippo soleva andarvi a diportarsi. Come egli fu partito, il duca celatamente, che nessuno se n’avvide, gli andò dietro e poco dopo lui aggiunse al deputato luogo, che era un praticello di minutissima erbetta, cinto d’ogn’intorno da spessi e altissimi arbori, e per una vietta vi si poteva entrar comodamente dentro, la quale era capace di due o tre persone, di modo che pareva proprio