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come le rovine a chi navica dimostrano. Era anticamente in essa isola uno statuto assai strano che per molti secoli intieramente fu osservato, il quale, per quello che se ne legge, era tale. Qualunque persona in detta isola abitante, fosse di che sesso e condizione si volesse, a cui per vecchiezza, infermità od altro accidente rincrescesse più vivere, poteva eleggersi quella sorte di morire che più le piaceva, mentre perciò ad un magistrato a questo dal popolo eletto manifestasse la cagione che a non voler più restar in vita l’induceva. E questo ordinarono a ciò che apparisse che le persone volontariamente la morte si davano. Il perchè tutto il dì uomini e donne assai molto arditamente e con lieto viso andavano a la morte, come un altro sarebbe ito nozze. Ora avvenne che il magno Pompeo navigando per l’Egeo capitò a Idrusa. Quivi di nave uscito, intese dai paesani l’usanza che ne l’isola si manteneva e come quell’istesso giorno deveva una venerabil madrona che sempre onoratamente era vivuta, avendo già ottenuta licenzia dal magistrato, avvelenarsi. Restò Pompeo senza fine pieno d’ammirazione, parendogli assai strano che così di leggero devesse volontariamente una persona ber il veleno, onde comandò che la predetta madrona gli fosse menata dinanzi, essendogli da tutti stato detto che a ciascun, grande e picciolo, dispiaceva la morte di così vertuosa donna. Come fu venuta la donna, poi che Pompeo ebbe da lei risolutamente inteso com’ella era deliberata di non più voler vivere, si sforzò egli con quelle più efficaci persuasioni che seppe, essortarla che non si volesse avvelenare, ma tanto che era sana ricca e ben veduta dai grandi e dai piccioli del suo popolo, attender a vivere e rimaner in questo mondo fin che naturalmente venisse il tempo del morire. Ma tanto non seppe egli dire nè così efficacemente persuaderla che dal suo fiero proponimento la potesse rimover già mai. E perseverando pur Pompeo con nuove e valevoli ragioni per indurla a vivere, ella poi che assai e pazientemente ascoltato l’ebbe, in questa maniera con chiara voce ed allegro sembiante gli rispose: – Tu sei, magno Pompeo, grandemente errato se forse ti persuadi che io senza considerazione grandissima e molto maturo conseglio a far questo ultimo fine mi sia mossa. Io so, e di questo non ho dubio alcuno, che naturalmente ciascuno appetisce la prolungazione de la vita e per il contrario aborre il morire come distruttivo del vivere. E su questo io ci ho più e più volte pensato e fatti tutti quei discorsi che cotal caso ricerca. E tra le molte considerazioni che meco pensando assai sovente ne l’animo mio