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del re e marito di madama Valentina Vesconte, il quale era di elevato ingegno ed animoso molto. Fatto questo, esso duca avendo prima disposto cavalli per il camino, andò in un dì da Parigi ad Arras, ove sono circa cento miglia de le nostre. E così cominciò la nemicizia crudele tra la casa di Francia e quella di Borgogna. Onde fin al giorno d’oggi gli stati soggetti al duca di Borgogna son sempre stati favorevoli agli inglesi contra la corona di Francia. E perciò si giudica che Carlo quinto che fu cognominato «saggio» non troppo saviamente facesse ad alienare il ducato di Borgogna da la corona, il quale suo padre il re Giovanni l’aveva vinto. Occupavano alora gli inglesi parte de la Francia, la Normandia, il ducato di Ginevra che gli antichi dissero Aquitania, il contado di Tolosa e gran parte di Linguadoca. Ora veggendo i governatori del re Carlo sesto questo disordine, s’affaticarono molto e fecero tanto che seguì certo accordo tra il re ed il duca Giovanni; il quale tornato in Francia e non contento de la morte del duca d’Orliens, tentò con ogni via la rovina dei figliuoli di quello, e sollevando il popolo parigino fece morir molti gentiluomini ed ufficiali d’esso duca, e un’altra volta fuggì via di Parigi e cominciò a mettersi contra la corona di Francia. Il re, turbato che il popolo di Parigi avesse tumultuato, ne fece decapitar molti; onde essendo i parigini molto facili a le mutinazioni si sollevarono un’altra volta, ed il borgognone col mezzo di Giovanni Villiars, che era signore de l’Isola di Adam, pigliò Parigi, e vi morirono più di tre mila uomini, tutti gli ufficiali del re ed altri, con il conte di Armignac contestabile di Francia, Enrico di Marlì cancegliero del regno, il conte di Gran Prato ed altri signori. Il re in quei dì era gravemente infermo nel castello del Lovore, il quale con la reina rimase in poter de’ borgognoni; e se messer Tanegiù di Castello, cavaliero ardito e prudente e creato del duca Luigi d’Orliens morto, non conduceva per la porta de la bastia a Miluno il delfino, egli era o prigione o morto. Fecero adunque i borgognoni di gran danni ed altrettanto ne fece Enrico re d’Inghilterra, il quale cercava con tutti i modi unirsi col duca Giovanni. Ma trattandosi l’accordo tra il delfino, che si scriveva «governator di Francia» ed al quale molti baroni s’erano uniti, ed il borgognone, si elesse una domenica, nel qual dì sul ponte di Monasteruolo Faultrione, ove era fatto un tabernacolo, il delfino con il duca Giovanni, con dieci cavalieri per ciascuno, parleria e si conchiuderia l’accordo. Entro il determinato giorno dentro il tabernacolo, o sia padiglione che su il ponte era tirato, il delfino con i suoi dieci cavalieri, e da l’altra parte