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che come si dice è una gabbia di pazzi, di quelli talmente condizionati che il proprio diffetto del quale sono macchiati gettano in occhio a chi non l’ha, e con vituperose parole villaneggiano altrui di quello che a’ lor proprii conviene. E con queste taccarelle che sono di grandissima importanza, si tengono avvisti, scaltriti e di svegliato ingegno, non s’accorgendo questi animali che da tutti son beffati e scherniti. Di questo ragionandosi un dì a la presenza de la valorosa signora Ippolita Sforza e Bentivoglia, molte cose furono dette che troppo lunga istoria sarebbe a raccontarle. Basta che si conchiuse che l’uomo non deverebbe mai esser facile a far giudicio di cosa che sia, se prima non ha bene e maturamente tutte le condizioni a quella appartenenti pensate, conoscendosi chiaramente che quelli che così di leggero danno la sentenzia hanno riguardo a poche cose e sempre errano. Si disse poi che la natura n’aveva dato due orecchie aperte e senza ostacolo alcuno a fine che il tutto agiatamente potessimo udire; ma che a la lingua aveva opposto duo bastioni a ciò che l’uomo, prima che parli, abbia tempo di considerar tutto ciò che intende di voler dire e poi rompa gli argini, che si fa aprendo i denti e le labra. Su questo l’eccellente dottor di medicina, gentiluomo de la nostra città, messer Girolamo Roberto che spesso si ritruova in Milano e sempre alberga in casa de la detta signora, disse: – Io vo’ narrarvi brevemente a questo proposito una novella che non è molto avvenne in Brescia, ove vederete che se uno avesse tenuti chiusi i denti con le labra, non averebbe dette le sciocchezze che disse. – E così narrò la novella. La quale essendomi paruta assai festevole, ho voluto che vostra sia, sapendo che d’ora in ora più manterrete il vostro buon costume di non esser facile a giudicare nè dir altrui male, appresso a tante altre eccellenti doti e vertù che in voi sono. State sano.
Io mi son trovato, valorosa signora, altre fiate in casa vostra e di varie cose sempre ho sentito ragionare e narrarsi di molte novelle, ed assai sono stati quelli che novellando hanno ricerco quasi tutta la bella Italia, ma de la patria mia non so se ragionato si sia. Il perchè volendo ora dirvi quella novella che v’ho promessa, mi