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far resistenza, quanto gli piacque con lei si solazzò ed ella con lui, e cacciarono l’orza da due volte in su con grandissimo piacer di lei, che mai più simili beccate provato non aveva, perciò che le giaciture di messer lo dottore non avevano la lena nel polso e ordinariamente erano insipide. Come fu compita la danza trivigiana, Antonello se ne ritornò in sala e posesi al suo luogo; ed uscendo madonna di camera, che per il macinar che fatto aveva tutta era lieta e festevole, egli ridendo le disse: – Madonna, se lo scherzar che fatto insieme abbiamo punto v’aggrada e vi piaccia un’altra volta riprovarlo, sapete ciò che vi fare, perchè passando il segno io farò come prima. E se forse in alcuna parte io avessi fallato, in quest’altra di bene in meglio l’emenderò. – Oh! – rispose alora madonna Cornelia; – frate, sta bene; tu vuoi far troppo il bravo. Io non so ciò che tu ti potessi far di più, perciò che tu hai corso tre poste, e penso che tu sia molto ben stracco e che tutto quello che tu ti apponessi a fare sarebbe nulla. Messere che molto di rado meco giostra, a pena può romper una lancia e resta in tal guisa debole che se ne sta mezz’ora anelando. – Basta, – rispose Antonello, – se voi passarete il segno v’accorgerete del vostro errore. – Il fanciullo che non sapeva ciò che questo importasse, giocava passando la riga. Ora la donna che s’era messa in sapore e che provato aveva come Antonello era di duro nerbo e quanto meglio del messere l’adacquava l’orto, parendole aver agio e commodità di tempo, perciò che quei di casa erano di sotto dei quali avesse a dubitare, e de la vecchia e del figliuolo non le caleva, passò animosamente di nuovo la riga. Antonello che in ordine si sentiva, presala un’altra volta in braccio ed in camera entrato, su la medesima cassa la riversò, ed entrato in ballo fece in poco d’ora tre danze, e sì meravigliosamente a la donna sodisfece, che ella deliberò non si procacciar più d’altro amante, ma attenersi al valente Antonello col quale conosceva che in Pavia quando egli ci veniva ed a Selvano quando ella v’andava, senza sospetto nè scandalo di nessuno poteva trastullarsi. Onde essendo tornati in sala, ella lungamente con lui parlò e molto restò contenta, perchè oltra averlo provato valoroso cavaliero, le parve anco che fosse uomo d’ingegno. Mentre che insieme divisavano dando ordine ai casi loro come si avessero a governare per l’avvenire, venne messer da palazzo e montò di sopra. Il figliolino come vide venir il padre, gli andò correndo incontro e cominciò, come fanno i piccioli garzonetti, a fargli festa. E volendo il dottore andar verso la camera, come fu vicino al segno che Antonello col coltello fatto aveva, disse il garzone così