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di mal in peggio, non mangiando nè dormendo tutto il dì procedeva, e ne le lagrime tutto si distruggeva, si sforzò più volte confortarlo con quelle parole amorevoli che sapeva dire. Ma cosa che ella li dicesse, niente gli giovava. Erano una notte in letto, e poi che ebbe la Reina un poco dormito, dal pianger e sospirare del marito destata, conoscendo quello proceder ne la sua passione più acerbamente che a lei non pareva convenevole, con verissime ragioni ed amorevoli parole cominciò a volergli levar questo umor fantastico di capo. Ma che! ella predicava a’ sordi, ed al vento le sue parole commetteva, perciò che egli altro non rispondeva che voler morire, non gli parendo dopo la morte di così amato padrone dever restar in vita. Onde le diceva: – Che vuoi, moglie mia, ch’io faccia senza lui? E veramente se una sol cosa non mi ritenesse, io morrei più volentieri che mai morisse persona. E questo è, anima mia, che troppo più che la propria morte mi dorrebbe dopo me lasciarti, chè solo pensando ch’altri dopo me ti devesse avere, mi morrò di doglia. – A questo la semplice e buona donna gli diceva che si levasse questa fantasia, affermandoli che se per caso egli morisse, che a lui sovraviver non vorria, anzi vorrebbe ella prima morire che vedersi questo cordoglio de la morte di lui. E più volte fecero simil ragionamento, dicendo sempre ella che dopo lui la vita non le saria cara. Avuta l’albanese questa risoluzione, finse aver bisogno di scaricar il ventre, e levato di letto se n’uscì fuor di camera, nè guari stette che ritornò. Ed appresso a la moglie corcatosi, assai più che non era solito la festeggiò e non lasciò parte del candidissimo corpo di lei che non basciasse, quell’amoroso piacer di lei prendendo che tanto gli uomini da le donne ricercano. Allegravasi la donna pensando che il marito devesse uscir di quei suoi fieri farnetichi, ed egualmente quello accarezzava. Ma egli di nuovo ritornò a le lagrime ed ai sospiri. Qui di nuovo la moglie attendeva a confortarlo; e replicando egli le parole che di già dette le aveva, e ridicendogli ella che dopo lui viver non potrebbe, ed egli avendole due e tre volte le medesime parole fatto replicare, il crudele ed inumano albanese, preso un pugnal bolognese che nel letto aveva recato quando di camera uscì, diede a la donna su la testa una pugnalata e in quello stesso instante un’altra a sè nel petto e così or sè or la moglie ferendo, la poverella e mal aventurosa moglie con bassa ed interrotta voce disse: – Oimè, io son morta, non più. – Alora il fiero moglicida dandosi del pugnale nel mezzo del core cacciò la brutta e sceleratissima anima a casa di cento milia