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lor beni, a la meglio che puotero se ne vennero in Italia. Di questi adunque da le mani de’ turchi fuggiti se ne condusse uno qui in Mantova ai servigi del magnanimo e liberal signor marchese vostro consorte, il quale si chiamava Pietro Barza, uomo ne le guerre molto essercitato e prode de la persona, che poi il signor vostro consorte, conosciuto il suo valore, fece capo di molti stradiotti. Prese costui per moglie una gentildonna che anco ella era di Grecia, venuta pure de la città di Modone, e si chiamava Regina, giovane di tanta e sì incredibil bellezza dotata, che da tutti era detta «la greca Elena». Era poi oltra l’estrema beltà in modo costumata e gentile e di tanta onestà di quanta altra donna si ritrovasse. Il perchè dal marito sommamente amata ed accarezzata, se ne viveva molto contenta. Abitavano nel borgo di San Giorgio, ove il signor marchese a messer Pietro, de la Regina marito, aveva una agiata casa donato, e stando insieme ebbero una figliuola, senza più. Nè guari stette che messer Pietro morì. Onde essendo la Regina giovane di ventitrè in ventiquattro anni rimasta vedova, si condusse con la picciola figliuola in casa d’un suo fratello abitante nel medesimo borgo, e quivi con somma onestà se ne viveva. Avvenne che non essendo ancora l’anno che ella era vedova, il cavaliero Spada albanese, uomo tra la nazion sua assai stimato, di lei fieramente s’accese. E veggendo che cosa che egli facesse per acquistar l’amor di quella nulla gli giovava, tolse per espediente di ricercarla per moglie. Era esso cavaliero Spada insieme col fratello de la donna ritrovatosi su molte guerre, essendo tutti dui cavalli leggeri, talmente che seco aveva contratta molta domestichezza e somma benevolenza. Il perchè presa un giorno la comodità, dopo molti ragionamenti gli domandò la sorella per moglie. Egli che conosceva il cavalier Spada valente e da’ capitani di cavalli leggeri amato, gli promise che con la sorella farebbe ogn’opera a ciò che avesse l’intento suo. Nè diede guari d’indugio a la cosa, ma quello stesso giorno parlò con la sorella, a la quale seppe tanto dir e fare e sì bene persuaderla che ella consentì di rimaritarsi. Onde non dopo molto il cavalier Spada sposò la Regina, con la quale, amandola assai più che la vita, cominciò a darsi il meglior tempo del mondo, e si riputava meglio maritato che uomo de la sua nazione. Veggendola adunque bellissima, e d’ogni mosca che per l’aria volava temendo, egli oltra ogni credenza geloso di lei divenne, di tal sorte che pensava ch’ognora gli fosse da le braccia rapita. Nè altra cagione a ciò lo sospingeva se non che com’egli molto l’amava e molto