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bella donna che del suo corpo per picciolo prezzo serviva tutti quelli che la ricercavano, la quale si chiamava Malatesta; ed era donna a cui stava molto meglio in mano la spada e la rotella che la conocchia ed il fuso e per aventura l’ago. Ella di notte con la sua spada e la rotella partiva da l’albergo e passava il ponte che è sovra la Sonna, e andava tutta sola ora a casa di questi ed ora di quelli secondo che era richiesta; e sovente fu trovata dai sergenti de la corte e da altri, e sempre molto animosamente si diffese menando le mani come farebbe ogni prode uomo, di maniera che per tutto Lione da ciascuno era conosciuta. Tutte le donne poi da partito la temevano come il fuoco di santo Antonio e non ardivano in alcuna maniera trescar con lei, perciò che ella dava loro de le busse a buona derrata. I ruffiani medesimamente meno che potevano seco s’impacciavano. Di costei prese Marco da Salò domestichezza e spesso andava a giacersi con lei, così di notte come anco talora di giorno; e andò di tal maniera il fatto che egli di lei fieramente s’innamorò. Nè meno di lui ardeva anco ella, ed essendo con tutti gli altri superba e fastidiosa, era con Marco piacevole e tanto umile che nulla più. Ella senza lui non sapeva vivere, non volendo da lui prezzo alcuno, anzi largamente di quello che dagli altri guadagnava faceva parte a Marco. Egli che era molto giovine amava la Malatesta più che la vita sua, e come aveva provisto ai bisogni di casa, andava a starsi qualche pezzo con lei e trastularsi. Ora avvenne che un giorno Marco s’aveva fatto far una camiscia assai ben lavorata e postasela indosso, e forse era la prima camiscia lavorata che egli mai più avuta avesse. Con questa bella camiscia se n’andò a trovar la sua Malatesta, ed essendo l’ora dopo desinare si spogliarono tutti dui e se n’andarono scherzando al letto, ove amorosamente insieme più volte presero piacere. Dapoi che buona pezza ebbero scherzato, parendo a Marco che fosse ora d’andar a la piazza e comprar qualche cosa e proveder a ciò che fosse bisogno, come era il solito suo, disse a la donna: – Anima mia, io vo’ levarmi, perciò che egli è ora ch’io vada a trovar il maestro di casa e veder se vuole che io proveda di cosa alcuna. Rimanti in pace fin a questa notte, chè io verrò a giacermi teco. – E detto questo la basciò, volendosi levar su e andar a far i fatti suoi. La donna l’abbracciò strettissimamente e basciandolo gli diceva: – Deh, vita mia, non ti partir così tosto. Non vedi che ancora non è tempo d’andar a far coteste tue provigioni? Ma tu, lassa me! mi vuoi poco bene e m’accorgo ch’io ti sono in fastidio. Restati