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a par de la vita mia carissimo, io intendo far che Angelica sia perpetuamente mia, e con giusto ed onesto titolo possa da par sua possederla pigliandola per mia legitima moglie, e Carlo resti mio cognato e fratello. – Quanta fosse l’allegrezza d’Angelica e del fratello non si potrebbe di leggero esprimere. Ora vi furono de le parole assai, e in fine Anselmo con un ricco e prezioso anello la sua cara amante sposò. Poi rivolto ai circonstanti lietamente disse: – Egli non mi par convenevol cosa che così magnanima, cortese ed eccellente giovane come è la mia amata Angelica, si debbia maritar senza dote. E perciò tutti voi siate testimonii, e se v’è qui notaio sia rogato, come io liberamente, di certa mia scienza, dono per dote a la mia cara sposa Angelica Montanina ogni metà per indiviso di quanti beni ho, così stabili come mobili. Medesimamente in quella metà che a me resta faccio mio fratello adottivo Carlo Montanino, al quale per l’autorità che egli data mi ha comando che egli il tutto accetti. Dopoi che il mio picciolo dono averà accettato, il restituisco a la sua pristina libertà. – E perchè l’ora era tarda, Anselmo basciata la sua carissima sposa, disse che per la domenica seguente si farebbero le nozze in casa di Carlo, e datosi la buona notte tutti si partirono, restando la zia d’Anselmo con la sposa. Chiunque quivi si ritrovò, dando infinite lodi così al Salimbene come al Montanino e sua sorella, se n’andò a casa pieno d’infinita ammirazione. Venuto il nuovo giorno, per tutta Siena si sparse questo nuovo parentado, il quale generalmente a tutta la città fu caro, veggendo quelle due famiglie essere unite tra le quali così fiera e crudel nemicizia lungo tempo regnato aveva. Anselmo cominciò a metter tutte le cose ad ordine per le future nozze, a ciò che quelle fossero belle e sontuose. Poi fatto chiamar un solenne notaio, di nuovo fece le donazioni da quello in scritto notare, che la sera avanti a bocca aveva fatte. Fu il Salimbene e la sposa quasi da tutta la città visitata, ed ella che saggia e discretissima era, faceva a tutti quelle grate accoglienze che a la qualità dei visitanti si conveniva, di modo che ciascuno sommamente la commendava, e tutti i parenti d’Anselmo se ne trovarono contentissimi, parendo loro che egli avesse fatto molto bene. La sposa poi ringraziando divotamente il nostro signor Iddio di così buona fortuna che data l’aveva, non cessava di lodar l’avveduto avviso del fratello. Il giorno poi de la domenica, essendo tutti i principali de la città invitati, si desinò con festa grandissima in casa di Carlo e tutto il dì vi si ballò molto allegramente e con piacer di ciascuno. E non vi fu nè uomo nè