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gentilissimo dottore messer Antonio di Cappo gentiluomo mantovano che di queste cortesie e liberalità alcuna cosa dicesse. Egli alora narrò un’istoria avvenuta a Siena. Quella, avendola scritta, ho voluto che sotto il valoroso vostro nome sia veduta, in testimonio de l’osservanza mia verso voi; chè essendo tra senesi occorsa, mi pare che a voi meritamente si convenga, che senese sète e liberale e cortese, anzi la gloria d’ogni cortesia e liberalità, e non solo sète l’onore de la patria vostra Siena, ma sète l’onor e la gloria di tutta Italia. State sano.


NOVELLA XLIX
Anselmo Salimbene magnificamente operando libera il suo nemico da la morte e la sorella di quello prende per moglie.


Se io, madama eccellentissima e voi onestissime donne e cortesi cavalieri, fossi tale quale forse da voi stimato sono, e coll’effetto corrispondessi a l’openione che di me appo voi è, veramente io mi riputarei molto aventuroso, che tra cotanti onorati, vertuosi ed eloquenti uomini quanti in questa nobilissima compagnia seder si veggiono, io fussi stato eletto a dover di così nobil materia come è la cortesia e la magnificenza dinanzi a voi ragionare. Ma conoscendo quali le forze mie siano, dubito assai che se io sottopongo gli umeri a così grave peso come m’imponete, io non resti a mezzo il camino e con mia vergogna e vostro poco diletto io sia sforzato a gettar a terra tanto grave salma. Ma poi che così v’aggrada e appo di voi le mie scuse non hanno luogo, che debbo io altro fare se non ubidire? Cominciando adunque a dar principio a ciò che imposto m’avete, vi dico che per ora non voglio che entriamo ne le scole dei filosofanti, i quali volendo parlar di cose magnifiche parlarebbero di quei palagi sontuosamente edificati, degli ampii e venerabili tempii, degli anfiteatri, de l’altissime moli fondate in mare, dei monti perforati per agevolar i camini, de le vie del selce e de l’altre pietre pavimentate e di simil altre opere che in vero sono degne del nome de la magnificenza. Ma io voglio che prendiamo in questi nostri domestici e piacevoli ragionamenti alquanto di libertà e che per ora non separiamo il nome del liberale dal magnifico, e che seguitando le pedate del nostro gentilissimo Boccaccio, parliamo d’amore; veggiamo quanto magnificamente con liberalità lodevole un gentiluomo operasse, e l’atto degno di lode che fece lasceremo poi giudicare ai filosofi se magnifico,