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andando per la terra. Fatto poi venire i medici attese diligentemente a curarsi. La donna che l’accidente, secondo che era seguìto, aveva dal cameriero inteso, ne ebbe grandissimo affanno e dolore, e mandògli a dire che per quanto amore le portava, si confortasse e facesse ogni cosa per guarire. Ora egli non mancò a se stesso e usò tutti i rimedii necessarii per sanarsi. Tuttavia egli stette più di dui mesi in camera prima che guarisse, sì perchè la ferita era in luogo pericoloso per la testa che era toccata dal pugnale, ed altresì per la stagione che era già l’invernata. Essendo poi compitamente sanato, e per la città cavalcando, e avendo le deboli forze ricuperate, fece intendere a la sua donna che volentieri, piacendole, sarebbe una notte ito a trovarla. Ed avuta la comodità, molto di buona voglia a quella si condusse, da la quale con soavissimi abbracciamenti e dolcissimi baci lietamente fu raccolto. Entrato poi in letto con lei, e meglio che prima fatto non aveva sapendo l’allegrezza ed amorosa gioia comportare, recatasi la donna in braccio, amorosamente con quella si giacque e più volte quel piacer ne prese che l’ultimo diletto d’amore è dagli amanti chiamato. E talora lassi, ragionando de le cose passate, ridendo e scherzando insieme, di nuovo ritornavano a l’amorosa guerra, ove lottando a chi più poteva, sempre a la donna, come più debole e delicata, toccò il ritrovarsi di sotto col suo caro amante in braccio. Nè questa notte fu l’ultima ai diletti e piaceri lor amorosi, perciò che mentre l’amante in Verona dimorò, che molti mesi vi stette, sempre che volle, e sovente volte voleva, con la donna a giacersi se n’andava, seco dandosi il meglior tempo del mondo, ad altro non pensando che compiacerle e servirla. Ella altresì amando il suo amante più che gli occhi suoi, di quello solamente pensava, tenendosi per molto aventurosa di così nobile e caro signore. E così lungo tempo senza disturbo nessuno goderono lietamente del loro amore, nè mai più intervenne al giovine, essendo con la sua donna, come la prima notte era intervenuto. Alcuni vogliono dire che questo caso non al signor Gostantino avvenisse, ma al signor Manuolo suo fratello, giovine anco egli bellissimo e valoroso e capitano dei cavalli leggeri di Massimigliano Cesare. Ma io da chi lo può sapere intesi pur esser accaduto al signor Gostantino.


Il Bandello a l’