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durissima rigidezza a lui dimostrata, sentì in tutte le interiore destarsi tanta pietà e compassion di lui, che per poterlo cavar de l’acque e trarlo di sì grandi pericoli, ella volentieri averebbe la vita propria a simil rischio posta. Ma non sapendo con altro, con piangere e gridare gli porgeva aita. Come il giovine fu uscito fuori, così tutto bagnato com’era, andò riverentemente dinanzi a la donna dicendo: – Eccomi qui, signora mia, qual mi vedete, che pure arder mi sento e so che abbruscio, disposto sempre a ogni vostra voglia, pur che io sappia farvi piacere e servigio. – Quivi la pietosa donna assai donnescamente il riprese di così folle ardire, essortandolo ad amar più temperatamente, e de l’offerte ringraziandolo e se stessa offerendo quanto l’onestà sua sofferiva. E assai variamente di questo caso ragionandosi, tutti se n’andarono per i fatti loro. L’amante a l’albergo ridutto attese a farsi asciugare, più tèma del periglio avendo alora che n’era fuori, che quando dentro vi si trovava. Entrato poi in speranza del suo amore per le lagrime de la donna, cominciò con lettere ed ambasciate a tenerla sollecitata. Ella ricevendo le lettere ed a le ambasciate orecchia e fede prestando, fu contenta che a lei l’amante una notte andasse. Egli oltra misura lieto, pieno di gioia v’andò e da lei fu affettuosamente ricevuto. Le accoglienze furono gratissime, e dopo i dati e mille volte replicati amorosi baci se n’andarono a letto. Così s’era la soverchia gioia nel core a l’amante moltiplicata, di vedersi in braccio a quella che tanto desiata aveva, che tutta la notte se ne stette altro più di lei non potendo prendere che baci. Il che oltra questa prima notte gli avvenne anco per l’altre tre continove notti che con la donna giacque. Del che dolendosi oltra modo e dubitando non esser d’alcuna cosa maliosa impedito, di doglia e di vergogna se ne moriva. La donna che per fermo credeva ciò avvenirgli per troppo amore, il confortava a la meglio che sapeva. Ma questo caso tanto fu a lui gravoso a sofferire che più volte dopo l’essersi amaramente rammaricato e doluto entrò in desiderio di volersi uccidere. Il perchè, tornato innanzi giorno a l’albergo e in camera serratosi, prese un pugnale e quello si cacciò animosamente nel petto. Ma o per debolezza del braccio o che che si fosse cagione, la piaga non penetrò a dentro per lo diritto, ma si torse verso il destro fianco. E vinto il giovine dal dolore cadde boccone sovra il letto, ove buona pezza come fuora di sè dimorò. Pure rivenuto in sè e l’uscio de la camera aperto, chiamò un suo fidatissimo cameriero al quale narrò il fatto com’era, seco ordinando che si dicesse che la notte era stato ferito