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tutte le cose e massimamente ne l’imprese amorose, conoscendosi chiaramente che ogni minima paroluccia che si dica macchia assai spesso l’onore d’una donna, che è pure il più bel gioiello che esse possano avere. Ora non è molto che ragionandosi qui in Mantova ne la sala di San Sebastiano tra molti gentiluomini, di colui che sovra il tetto d’una casa passava per entrar in casa d’una sua innamorata, il molto costumato e gentil messer Gian Stefano Rozzone, che poco innanzi era tornato da la corte del re cristianissimo, narrò una breve novella che a tutti piacque. Ed avendola io scritta secondo che il Rozzone narrata l’aveva, quella vi dono e sotto il vostro nome voglio che sia letta. Voi con quella solita vostra umanità degnerete accettarla con la quale a tutti e cortese ed umano vi dimostrate, di maniera che chi vuol dir la cortesia stessa dica il cavalier Uberto e nel vero non si falla. Taccio quanto umanamente ogni dì di conseglio e aita sovvenite a coloro che deveno in duello combattere ed a voi ricorrono. Ma chi tacerà la cortesia che in casa vostra usate agli stranieri, e quanti da l’osteria ne levate avendone di continovo piena la casa? Ora io non vo’ entrare nel largo campo de le vostre lodi, essendo elle da per sè così chiare che non hanno punto bisogno de la mia penna che in lodarle s’affatichi. State sano.


NOVELLA XXXVIII
Ingegnosa astuzia d’un povero uomo in cavar danari di mano ad un abbate e da la innamorata d’esso abbate.


L’aver udito ragionar d’uno che per di sopra il tetto se n’andava a trovar la sua amica m’ha fatto sovvenir d’un caso che, essendo io questi dì passati a la corte del re cristianissimo, intesi da signori degni di fede non esser molto che a Parigi era avvenuto. E perchè da quello si può comprendere quanto importi la segretezza ne le cose amorose e render cauto e prudente chi ama, credo che non potrà se non giovare che io ve lo dica. Sono qui molti giovini cortegiani del nostro signor marchese i quali credo che tutti deveno esser innamorati, e chi domandasse loro che nomassero quelle donne che amano, parrebbe loro che se li facesse un grandissimo torto a cercar di saper l’innamorate loro. Tuttavia io porto ferma openione che se io mi metto a conversar con loro o vero a spiar ciò che fanno e le contrade per le quali essi passano e le chiese ove vanno, che in otto giorni io saperò