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prima stimava, e che io non conosca le divine doti che sono in voi, ma mi era in questa deliberazione messo per non noiarvi e non vi venir a fastidio. E che altro poteva io imaginarmi sapendo voi aver avuto le lettere mie e non veder in tanti giorni una cedula vostra? Sovvengavi che quando eravate a Casalmaggiore con madama vostra madre, ed io in Cremona, che ogni settimana due fiate per lo meno mi scrivevate. Ora, lodato Dio che ho ricevuto la vostra lettera tutta piena di cortesia, con una scusazione de la tardità vostra de lo scrivere sì ben fatta e tanto accomodata, ch’io mi tengo per benissimo sodisfatto da voi. E a dirvi il vero, se io credessi a tre mie lettere aver sempre una così bella e lunga lettera vostra, io ve ne scriverei ogni settimana una decina. Pertanto se con madama vostra madre, con il signor Federico e signor Pirro miei signori e vostri fratelli mi son lamentato di voi, io me ne rendo di core in colpa, non de l’essermi doluto con esso loro, chè aveva ragion di farlo, ma d’esser stato tanto tardi a farlo. Chè se più tosto avessi io gridato, ed eglino, come hanno fatto, per lettere vi avessero detto male, io averei, già molti dì sono, sentito un piacer grandissimo sì come ora sento. Basta che se sarete negligente a darmi risposta, che io saperò come governarmi, avendo adesso così buona sferza che vi farà sentir le mie querele. Ma io non voglio ora risponder a parte per parte a la dolcissima vostra lettera, riserbandomi a la venuta di Gabriele Villano, che il signor Pirro fra otto o dieci giorni manderà a Napoli. Solamente rispondo a quella parte ove mi dite che io vi mandi alcuna de le mie novelle. Onde essendo stato qui a Gazuolo il nostro messer Giacomo Cappo, ove già dieci giorni sono che io venni, ed avendo narrata una novella che io subito scrissi, quella ho trascritta e per il presente staffiero ve la mando, non avendo per ora novelle nè rime meco. So bene che non accade che io vi dica che la prendiate allegramente ed abbiate cara, sapendo che tutte le ciancie mie sempre vi sono state carissime. Ricordatevi ciò che circa questa materia diceste, essendo a Diporto, a madama illustrissima di Mantova. Restami ricordarvi che io son tanto vostro quanto mai fossi, e che distanza di luogo o lunghezza di tempo mai non scemerà l’affezione verso di voi, e meno la riverenza. State sana.