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letto, e non sonar la tromba nè incolparla, se prima del fallo non è chiaro. Dimmi, uomo da poco che tu sei, quando mai di cosa che io facessi fui da te avvisata o garrita? quando mai dicesti che lasciassi il tal vezzo o non facessi la tale e la tal cosa? Certo a me non sovviene che tu mai mi riprendessi. Tu mi ordinasti che io le feste principali solamente andassi a messa a la nostra parrocchia, e a buon’ora. Hai tu mai compreso che io ti sia stata disubidiente? Ma poi che dir si deve, io vi dirò, signori miei, il fatto come sta. Questo, di vestimenti e di gioielli m’ha messo in ordine da par mia, e circa dui anni da moglie hammi tenuta; poi da parecchi mesi in qua, Dio vi dica come stata sono, che de la vita che mi ha fatto fare ne verrebbe pietà ai cani. Dimmi un poco, Angravalle, chè di chiamarti per marito l’opere tue non meritano, dimmi, ti dico, se da otto o nove mesi in qua hai meco tre volte usato l’atto del santo matrimonio? Sono io guercia, son contrafatta, son ammorbata, che tu temi tanto d’accostarmiti e di non mi toccare? Adunque perchè tu sei da poco e perchè ti conosci mancar del debito tuo, tal m’hai stimata qual tu sei. E per questo tu, uomo di perfetto giudicio, giudicavi che io devessi cercar altrove quello che tu mi negavi. Or quando mai vedesti che io a uomo che si sia abbia dato orecchie? Quando mai ho ricevuto ambasciate, lettere o doni? Di’, di’, se in me cosa alcuna riprensibile hai veduta. Ma tu averesti meritato molto bene che io avessi fatto come fanno molte altre, e ti avessi in capo piantato il cimiero de la città di Corneto. Ma la onestà mia e i buon costumi a me in casa del signor mio padre insegnati, non sostengano che, se tu uomo da poco sei, che io femina divenga infame, trista e ribalda. – Alora un dei fratelli a lei così disse: – Vedi, sorella, questo ci ha detto che il suo famiglio ai dì passati vide uno che di camera tua su il levar del sole uscì e gli parve Niceno, e che questa notte tutti dui te l’hanno veduto entrar in camera. – Ella subito che sentì questo, quantunque piangesse, disse sorridendo: – Dunque, marito, a questo ribaldone hai questa bugia creduto? Ma poi che egli s’è lasciato tanto accecare, io ti vo’ dir ciò che tacciuto mi averei per minor male. Questo uomo da forche, dolendosi meco che tu senza donne e servidori mi tieni, e che male nel letto mi tratti, ebbe ardire di pregarmi che io gli compiacessi del mio amore, e il giorno di santo Ermo quasi mi volse sforzare. – A pena l’animosa e scaltrita donna ebbe questo detto, che volendo il fante rispondere, uno dei fratelli di lei avendo i guanti di maglia gli diede su ’l mostaccio a pugno chiuso sì fiera botta, che li ruppe le labbra e dui