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venne il dì che Angravalle deveva andar in villa, o egli, per dir meglio, voleva far sembiante d’andarvi. Finse adunque di partirsi, e detto a la donna che quattro o cinque giorni starebbe fuori per certe bisogne che occorrevano, a casa d’un suo conoscente se n’andò; e quivi lasciata la mula, a le due ore a casa sua se ne venne e verso la stalla si condusse, ove il fante, secondo l’ordine dato, l’attendeva, il quale di dentro la stalla lo introdusse, e da la stalla passato nel giardino, e da quel a un altro luogo, quivi tutti dui s’appiattarono, perchè da quel luogo si poteva benissimo veder se persona a la camera de la moglie si avvicinava per entrarvi dentro. Non era ancora Angravalle geloso col suo famiglio stato un’ora a la vedetta, quando Niceno per comandamento de la bella e scaltrita Bindoccia sovravvenne mezzo travestito di tal maniera, che di leggero poteva da ciascuno che di lui pratica avesse esser ben conosciuto. Angravalle di certo il conobbe, e non dubitò punto che quello Niceno fosse. L’amante se n’andò tutto dritto ove Bindoccia lo attendeva, che gioiosamente lo raccolse. Angravalle veduto questo impose al famiglio che di quel luogo non partisse fin che egli non ritornasse, ma ben mettesse mente se Niceno si partiva. Poi, pieno di fellon e mal animo verso de’ dui amanti, con deliberazione di far loro un brutto scherzo, prese le sue armi, a la casa del suocero ne volò con frettoloso passo. Come quivi fu giunto, egli cominciò quanto più forte poteva a batter la porta, e tanto quella percosse che si fece sentire. Erano già passate le quattro ore de la notte, il perchè il padre e li fratelli de la moglie d’Angravalle grandemente si meravigliarono che egli a quell’ora andasse a torno. Fecero adunque le porte aprire avendo allumati dui torchi, ed essendo i figliuoli in camera del padre già venuti, attendevano che egli su salisse, il quale giunto in camera tanto era affannato, sì per la còlera che lo rodeva come anco che in fretta aveva caminato, che a pena poteva favellare. Sendo egli poi domandato de la cagione del suo venir a loro così fuor di tempo e tanto travagliato, e che strano caso era occorso, egli in questo modo rispose loro: – Signor suocero e voi signori miei cognati, se la figliuola e sorella vostra che a voi già piacque per moglie darmi, non avesse da sua madre e dal sangue vostro tralignato, ma fosse sì onestamente vivuta, come a voi, a me e al grado suo era in ogni modo condecente, io a quest’ora a me straordinaria, come augello notturno non andarei a torno, e voi nei vostri letti, come si conviene, riposareste; ma perchè ella, come rea femina e donna di mala sorte, non avendo riguardo a l’onor suo, che