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farsetto che, pien di freddo, d’ova fresche e di malvagìa avesse più bisogno che di dar beccar a l’oca, cominciò, che che se ne fosse cagione, a porre al suo corrente cavallo un duro freno e ad allentargli in modo il corso, che con grandissimo dispiacer di Bindoccia a pena correva due o tre, a la più, poste il mese. Oltre a questo, sapendo ch’era stata da molti seguita, così ne divenne geloso, come se veduto avesse qualche cattivo atto in lei. Egli primeramente perchè la vedeva bellissima, pensava che ciascuno ne fosse innamorato e ch’ella altresì con tutti a l’amor facesse, e conoscendosi non le far il debito nel letto, come era solito, dubitò che ella altrove non si provedesse d’ortolani che il di lei giardino coltivassero. Per questo le tolse tutte quelle donne che in casa teneva e le mandò via; diede medesimamente congedo a tutti i servidori di casa, un solo di cui si fidava tenendone, che era un mascalzone ruvido e villano, il quale la mula governava e faceva la cucina. Prese poi una mutola e sorda per fantesca, ma tanto inetta ch’era da niente, assicurandosi che ella non riceverebbe nè riportarebbe ambasciate. Ogni cosa anco che Bindoccia faceva, egli diligentissimamente osservava, e per levar l’occasione che nessuno per casa gli andasse trescando, lasciò tutte le pratiche dei gentiluomini con i quali prima soleva praticare. Aveva solamente un suo fedelissimo compagno, giovine di ventidui anni, che Niceno era nomato, col quale il più del tempo si dimorava. E perchè era primo cugino d’una cugina di sua moglie, e lungamente in molte cose l’aveva esperimentato, altro sospetto di lui non prendeva, ancor che la notte e il giorno in casa gli venisse. Bindoccia, che nel principio pensava il marito sentirsi mal disposto per la dieta che faceva, punto non si meravigliava; ma veggendosi poi levate le donne, e i famigli mandati via, e la dieta tanto crescer che in dui mesi una volta non si cibava, si ritrovò meravigliosamente di mala voglia, e non sapeva che farsi nè dirsi. Dubitò forte che il marito d’altra femina fosse innamorato, e che quello che a lei conveniva altrui si desse. Pure non puotè mai venir in cognizione di cosa alcuna circa questo fatto. A la fine veggendo le cose sue andar di mal in peggio e al marito vie più che mai crescer la gelosia, deliberò, avvenisse quello che si volesse, di quell’arme ch’ella era ferita ferir Angravalle, sperando con questo o rivocarlo al primo ufficio, od in modo d’amante provedersi, ch’ella venisse al conto de le sue prime ragioni. Cominciò adunque a malgrado del marito, che per rispetto del padre e dei fratelli di lei non ardiva darle de le busse, presentarsi a le finestre