cosa ciò fosse. Quivi il messo il tutto puntualmente al re disse. Udita egli questa istoria, e fatta chiamar la reina, e da quella altresì del tutto certificato, mostrò meravigliosa contentezza, e molto allegramente accettò il picciol figliuolo, e quasi fu per chiamarsi vinto. Tuttavia, parendogli d’esser già tanto innanzi passato, che il ritrarne il piede sarebbe stato vergogna e biasimo, deliberò ancora usar con Ariobarzane una cortese magnanimità, col cui mezzo od in tutto lo vincesse od avesse apparente ragione di venir seco a mortal nimicizia. Aveva il re una figliuola d’età d’anni venti in vent’uno, molto bella e gentile, come quella che regalmente era allevata e nodrita, la quale ancor non aveva egli maritata, serbandola per far con qualche re o grandissimo principe parentado, ed era la sua dote il valor di mille pesi di finissim’oro, con rendita d’alcune castella, senza le preziosissime vesti ed infiniti gioielli che la reina sua madre, morendo, lasciate le aveva. Deliberando adunque il re superar Ariobarzane, fece pensiero col mezzo di questa figliuola farselo genero. Vero è che ad inchinarsi a questo li pareva non poco abbassarsi, perciò che grave incarco è a donna d’alto legnaggio prender per marito uomo d’inferior sangue. Il che a l’uomo non avviene, che essendo nobilissimo, ancora che pigli per moglie donna di più basso sangue di lui, egli per questo non casca di grado. Che se l’uomo è di generosa e di nobilissima schiatta, egli nobilita e innalza la donna che prende a la grandezza di sè, ancor ch’ella fosse di mezzo la vil plebe pigliata, ed i figliuoli che nasceranno tutti saranno nobili a par del padre. Ma una donna, ancor che nobilissima, se ad un inferior di sè si marita e non sia il marito nobile, i figliuoli che nasceranno non a la stirpe della madre, ma a quella del padre ritrarranno e resteranno ignobili, tanta è del sesso virile la riverenza e l’autorità. Onde dicono molti savi che l’uomo si paragona al sole e la donna a la luna. Veggiamo bene che la luna per sè non luce, nè potrebbe alcuno splendore o lume a le notturne tenebre dare, se dal sole non fosse illuminata, il quale con le sue vive fiamme a tempi e luoghi alluma le stelle e rischiara la luna: così avviene che la donna dipende da l’uomo e da lui prende la sua nobiltà. Dico adunque che al re pareva di far male a dar la figliuola ad Ariobarzane, e temeva di non riportarne biasimo e riprensione. Ma ogni rispetto ed ogni tema di vergogna vinse e superò l’emulazione di volere in questo cortese contrasto restar vittorioso. Il perchè mandò ad Ariobarzane che se ne venisse a la corte. Egli, avuto il comandamento del re, vi venne e smontò al suo palazzo che ne la città aveva; poi subito andò a