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castroneria di Gandino a la signora Clarice. Se vi fu da ridere e da beffarsi del bergamasco, pensatelo voi, parendo a la signora e a tutti gli altri che d’ora in ora, de le sciocchezze, goffità e pazzie di questo bestione, nascessero nuovi soggetti da far ridere i sassi. Come già si è detto, temeva sempre Gandino che Zanina non si morisse di fame e la cibava con polpe di perdici ed ova fresche, tre e quattro volte il giorno, e la notte anco le faceva mangiar «manuscristi» ed altri confetti. Ella che non si vedeva mai sazia d’empire il sacco ed in mangiar e bere averebbe vinto Cinciglione per tèma di non divenir debole, trangugiava i cibi e non gli masticava. La seguente notte Gandino che in camera con la moglie dormiva, domandando ella del giulebbe chè aveva sete, levatosi tutto sonacchioso, pensando prender il bicchiero del giulebbe prese quello del cristero e il diede a la moglie. Ella che per indigestione di stomaco aveva gran sete, postaselo a la bocca, tutto il bebbe, nè egli nè ella de l’error s’avvide. Venuta la matina, ella si levò e si vestì, ed accostatasi a la tavola per pigliar non so che, vide che il bicchiere del cristero era vòto. Domandò al marito ciò che fatto se n’era. Egli accortosi de l’errore dissele come era la cosa, di che ella entrata in còlera, a lui si rivoltò tutta adirata e cominciò a dirgli tanta villania quanta a bocca le veniva. Era quivi una sua balia, che già le aveva lattato un maschio che fanciullino se ne morì. Ella si interpose per pacificargli insieme e nulla profittava, perciò che la Zanina piena di stizza arrabbiava e non poteva sofferire che il marito le avesse fatto bere il cristero, dicendogli iratamente: – Sozzo cane, io mai non mi terrò appagata di questo vituperio che fatto m’hai, se non ti fo mangiare il tuo medesimo sterco. No no, fa pur quanto sai, chè io ne farò la vendetta. – Tanta fu la còlera che rodeva l’irata Zanina, che o fosse quella o la indigestione dei cibi che lo stomaco non poteva cuocere o pure che il già bevuto cristero facesse la sua operazione, che tutte le interiori se le voltarono sossopra, e di modo la còlera se le commosse che cominciò a vomitare con gran furia il cibo non digesto, che pareva che in quella medesima ora inghiottito l’avesse. Le reggeva il capo il buon marito, e tuttavia ella rendeva il mal tolto fieramente lamentandosi. Gandino la confortava a la meglio che poteva, e la balia ancora, che l’era a torno, le faceva buon animo. Ed essendo lo stomaco alquanto del soverchio peso alleggerito, venne una nuova tempesta, perchè il mal pertugio posto fra due colline, non lontano dal mal foro che non vuol festa, cominciò con puzzolenti tuoni, come suole quando