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34 parte prima

re non volle questo accrescimento di dote, e tenevasi molto ben pagato della beltà e maniere della nuova sposa, e quella teneva ed onorava come reina. Fra questo mezzo ella ingravidò d’un figliuol maschio, come poi nel partorire apparve, onde avvedutasi della gravidezza, quanto puotè meglio la celò. Ma veggendo poi per il crescer che il ventre faceva, che più la gravidezza sua nasconder non si poteva, essendo seco il re e molto domesticamente con lei scherzando, ella che accortissima era e sagace, lo messe in varii ragionamenti, tra i quali le parve poter assai comodamente il fatto suo scoprire, di modo che venuto a proposito gli dichiarò come ella non era più bella della sorella. Il re, udito questo, si sdegnò forte che Ariabarzane non avesse ubbidito al comandamento suo; e quantunque amasse molto la moglie, tuttavia per venir al suo dissegno chiamò l’araldo che a richieder la moglie aveva prima mandato, ed insieme con lui quella al padre rimandò, e sì gli fece dire: Ariabarzane, poi che avvisto ti sei che l’umanità del nostro re t’ha superato e vinto, hai voluto in luogo di cortesia con quello usar malignità e disubbidienza, e delle figliuole tue, non quella che io in nome suo ti richiesi, ma quella che ti parve, mandarli: cosa in vero degna d’acerbissimo castigo. Il perchè egli del fatto non mezzanamente adirato, a casa te la rimanda, e vuole che la primiera per me se gli meni, e medesimamente la dote che gli desti intieramente t’ho recata; ecco il tutto. Ariabarzane e la figliuola e la dote con buonissimo viso accettò, e a l’araldo così disse: l’altra figliuola mia che il re mio signor ricerca, teco non poss’io ora mandare, perciocchè ella è gravemente nel letto inferma, come tu potrai vedere venendo meco a la sua camera; ma io t’impegno la fede mia, che subito che sia guarita io la manderò a corte. L’araldo, veduta la giovane che nel letto inferma giaceva, se ne tornò al re e il tutto gli disse; il qual sodisfatto restando, aspettava di questa cosa il fine. Ora non si sanando così tosto la giovane ammalata, il tempo venne del partorir dell’altra, la quale partorì un bel fanciullino con sanità di tutte due le parti. Il che ad Ariabarzane fu di grandissima contentezza e d’infinito piacere, e vie più il tutto s’accrebbe, che in pochi giorni il nasciuto bambino parve nelle sue fattezze al re suo padre tanto simile, che più non potrebbe essere stato. Levatasi che fu la giovane di parto, già la sorella sendo guarita e come prima bella divenuta, Ariabarzane tutte due riccamente vestite mandò al re con onorata compagnia, avendole prima ammaestrate di quanto dire e far devevano. Giunte che furono a la corte, uno di quelli d’Ariabarzane così al re disse: