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prete che ho una picciola chiesa a Taranto dedicata a messer san Cataldo; il qual santo visibilmente una notte m’apparve e mi comandò che il seguente matino io entrassi ne la sua santa chiesa e cavassi dietro a l’altar maggiore quattro piedi in profondo al mezzo de l’altare, chè io ritrovarei una lastra di metallo; e che quella subito io portassi qui a voi, dicendovi da parte sua che voi non la publichiate fin che non l’abbiate communicata a un solo di questo regno, che sia il più famoso predicatore e di santa vita che vi si truovi: che poi voi facciate tutto quello che il santo uomo vi consiglierà, altrimenti che Iddio l’averebbe per male. – Udita il re questa favola così ben ordita, prese la lastra in mano e lesse le parole che dentro vi erano intagliate. E ancora che fossero enigmatice ed oscure, v’era perciò non so che contra i giudei. Stette il savio re buona pezza tutto pensoso, e pensando a quel cacciar via i giudei, si ricordò di fra Francesco, e caddegli in animo che questa fosse sua farina, e che ad altro fine fatta non l’avesse se non per esser da lui chiamato a conseglio de la lastra e cacciar i giudei del regno. Il perchè voltatosi al prete col viso mezzo turbato gli disse: – Prete, prete, io a mano a mano ti farò conoscere che cosa è beffare il tuo re. Questa cosa è fatta a mano, e so chi è colui che te l’ha fatta portar qua. Ma se tu liberamente mi dici il vero, io t’imprometto non ti far mal nessuno. – Messer lo prete che sapeva che con il re non bisognava scherzare, s’accorse ch’era stato un gran pazzerone a creder al frate, e già li pareva esser dal manigoldo strangolato. Il perchè gettatosi ai piedi del re e umilmente chiedendogli mercè, gli narrò come il fatto stava, e tutto quello che il frate seco aveva divisato, e i danari ricevuti, con le promesse grandissime che fatte gli aveva con dirgli che sperava in breve esser vescovo e che gli averebbe fatto del bene, se portava questa lastra a Napoli. Il re alora disse al prete: – Domine, io ti perdono il tutto; goderai in santa pace i danari che il frate ti ha donato e vederai averne degli altri, se puoi. Ma avvertisci a quanto io ti dirò, e per quello che t’è cara la vita servalo. Tu te ne ritornerai a Taranto e dirai al frate che tu m’hai recata la lastra e dettomi il tutto puntalmente come egli ti aveva imposto, che io pazientemente t’ho ascoltato e risposto che io non credo a queste sue visioni. Ma guardati: non dirgli che m’abbia scoperta la cosa. – Parve al prete d’esser stato resuscitato da morte a vita, e promise al re intieramente di far tutto quello che egli gli comandava. E così si partì e tornò a Taranto, dicendo al frate tutto ciò che il re gli aveva ordinato. Quando messer lo frate intese questo e vide dopo