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e volle sapere di che luogo quei porri erano stati recati. Il vivandiero disse che era mantovano e che in Mantovana erano stati còlti. Venne voglia al papa di mangiarne e ne fece pagar alquanti e gli trovò molto buoni e saporiti. Onde disse a l’ambasciator mantovano: – Tu non scriveresti mai al signor marchese che quando ci manda indivia bianca ed altre simili insalatucce, che anco ci mandasse di questi bellissimi porri? – Il signor marchese, avuta la lettera del suo oratore, fece cercare i più belli e i più grossi che fossero ne la contrada e ne fece caricar un mulo, e volle che questo nostro arcidiavolo oratore gli accompagnasse e fosse quello che gli presentasse ad esso papa. Piacque sommamente il dono al papa e senza fine lodava la beltà e grossezza di quei porri. Avvenne in questo che il Proto da Lucca, il quale devete conoscere e saper quanto per le sue piacevolezze a tutti è grato, sovragiunse e per la libertà che ha di scherzar col papa ne prese un mazzo e disse: – Padre santo, questi sono i maggiori che io vedessi mai. Ove diavolo gli avete voi pescato così belli e così grossi? – L’oratore, non aspettando che il papa rispondesse, nè conoscendo il Proto, dal quale ottimamente era conosciuto, pensò che Proto, perchè era grande e vestito da prelato, ancor che avesse un occhio un poco stralunato, fosse qualche cubiculario apostolico, attesa la domestichezza che vedeva aver col papa, e disse: – Monsignore, io gli ho fatti venire e per parte del signor marchese di Mantova gli ho presentati a nostro signore. – Bene sta, – disse il Proto, – e mi piace grandemente. Ma egli sono pur molto grossi; io non ne vidi mai di così fatti, e pur ho cerco del mondo la parte mia. – Questo è, – soggiunse l’oratore, – perciò che il nostro buon terreno grasso gli ha prodotti, e noi gli ripiantiamo tre e quattro fiate e gli diamo del letame pur assai e gli innacquiamo. – Tu dici il vero, – rispose subito Proto – per la fede mia ch’io ti conosco ora, chè prima non ti aveva conosciuto. Egli deverebbero esser di quei porri che tu quando stavi a Bologna a studio facevi piantare nel tuo orticello, che era così grasso, morbido e benissimo coltivato. – Il papa con tutti quelli che erano presenti, che erano pur assai e grandi uomini, di così mordace motto risero grandemente, perciò che il Proto soggiunse che quando l’oratore era in Bologna serviva tutti gli scolari che di mangiar carne di capretto assai si dilettavano. Ed il pecorone sentendosi rinfacciar così enorme vizio, nè più nè meno arrossì come averebbe fatto un asino. – Avendo il Mondolfo finito di parlare, e sovra le dette cose tutti ragionando e qualch’altro bel fioretto volendo alcuno de la compagnia dire, si sentirono