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e a più onorata impresa che non è questa. – Parve che Cornelio a questo conseglio molto si raffreddasse ben che mal volentieri e, non sapendo che rispondere, disse che la notte era madre dei pensieri, e che meglio ai casi suoi pensarebbe e che poi sarebbero insieme. E con questo da Delio si partì. Come la notte fu venuta e che Cornelio tutto solo si ritrovò, non potendo dormire, lasciò il freno ai suoi pensieri e tra sè rivolgendo varie cose ed al ragionamento con Delio fatto pensando, non ci essendo chi contra lui parlasse, da l’appetito superato e vinto deliberò, se ben la morte riceverne dovesse, andar a Milano. Il perchè, levatosi di letto a l’apparir del sole, andò a ritrovar Delio che ancora era nel letto e gli disse: – Delio mio, io ho deliberato, avvenga mò ciò che si voglia, venuto che sia il tal dì, come la notte cominci ad imbrunire partirmi e andar di lungo a Cremona e attender che la porta sia aperta, chè a buonissim’ora s’apre, e andar a casa del nostro messer Girolamo ed ivi star tutto ’l dì e poi la sera al tardi uscire ed andarmene di lungo presso a Lodi a Zurlesco, ove io sarò segretamente albergato a casa del cavalier Vistarino, ed ivi anco starmi tutto il dì fin presso la sera, e da Zurlesco poi andar a Milano ove io arriverò a le tre ore di notte. Tu sai che la porta Ticinese da ogn’ora s’apre donando un soldo al portinaio, e tutto dritto me n’anderò a casa del nostro messer Ambrogio. – Quando Delio ebbe inteso l’animo di Cornelio, egli si sforzò con evidentissimi argomenti rimoverlo da tal viaggio. Ma puotè dire ciò che volle e ciò che seppe, che Cornelio determinatamente si risolse ad ogni modo voler gire e per ultima conchiusione disse: – Io vo’ tentar la mia fortuna. Se la cosa mi succede com’io desidero e spero, qual mai amante fu più di me fortunato e felice? Ma se altrimenti avverrà, almeno averò questo conforto, che colei, che io più che la vita propria amo, conoscerà chiaramente la mia servitù esser vera e non simulata. – Delio, dapoi che vide che Cornelio era pur disposto mettersi a tanto rischio, e rimedio non ci era da farlo distornare, gli disse che, poi che egli voleva ad ogni modo andare, che lasciasse i suoi servidori in Mantova e pigliasse altre persone, di cui si poteva fidare e in Milano non erano conosciute. Il che fece egli e con tre servidori si mise ad ordine. Venuta poi la sera determinata, egli celatamente uscì di Mantova e, secondo la deliberazione da lui prima fatta, pervenne a le tre ore di notte a Milano, e dritto se n’andò a casa di messer Ambrogio suo fedelissimo amico. Ove giunto fece picchiar da un dei servidori e dire che messer Ambrogio venisse a basso, chè un gentiluomo gli voleva parlare.