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serviva, di maniera che se agio si fosse trovato questi amanti averebbero compiti i desiderii loro. Essendo dunque Cornelio in Mantova, come si è detto, e quivi non da fuoruscito ma da ben agiato onoratamente stando, avvenne che una gentildonna mantovana di lui senza fine s’accese; ed avendoli fatto il suo amor discoprire, egli fieramente sospirando, a la messaggera che gli parlava per parte de la gentildonna, in questa forma rispose: – Buona femina, voi direte a la vostra donna che vi manda che io sempre le sarò tenuto ed ubligato di questa sua cortese ed amorevol dimostrazione che mi fa, conoscendomi oltra ogni mio merito da lei amato, e che senza fine mi duole non le poter render il contracambio, perciò che io non sono in mia libertà, nè posso in questo a mia voglia disporre, essendomi già per fede ad altra di modo legato che discioglier non mi potrei. E certo s’io fossi mio come son d’altrui, suo senza fallo sarei, parendomi che la sua beltà, i leggiadri costumi e le gentili maniere siano degne, non che da’ pari miei, ma da molto maggiori siano onorate e servite. Nondimeno tutto quello che io in servigio suo con la roba e con la vita potrò fare, pur che de la mia fede a quella per cui moro e vivo non manchi, il farò sempre volentieri. – Partì la messaggera, avuta questa risposta, e a la donna il tutto puntalmente riferì, a la quale quanto fosse duro ed amaro esser rifiutata, pensatelo voi, amabilissime donne, e vestitevi i panni suoi. Ella era giovine di venti sei in venti sette anni e dai primi gentiluomini di Mantova vagheggiata e, come io di certo poi seppi, non aveva mai nessuno amato ed amava ferventemente il nostro Cornelio. Io dirò pure ciò che a Cornelio alora ne dissi, chè essendo io tornato in quei dì da Trento egli questa istoria mi narrò. – Cornelio mio, – diss’io, – perdonatemi se vi parlo troppo liberamente, ma l’amicizia fraternale che è tra noi mi dà ardire di dirvi questo e maggior cosa ancora, ogni volta che l’occasione mi s’offerisca. Voi mi dite che in Milano sète altamente e senza fine innamorato, ed io ve lo credo, sapendo quanto le nostre gentildonne sono tenere e dolci di core e ad amar inclinatissime. Ma di grazia, pensate voi che quella che voi amate abbia più privilegio che l’altre non hanno e che in questo tempo che noi siamo fuor de la patria, se alcuno le sarà venuto a le mani che le sia piacciuto, che ella non si sarà saputa pigliar quel piacere che la fortuna innanzi le averà presentato? Siate pur sicuro che non c’è al mondo donna che, potendo amorosamente pigliarsi trastullo con persona che le aggradi, manchi di prenderlo, pur che la cosa segretamente