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cominciò a volersi pacificare. Avvenne adunque che quel cavaliero, di cui di sopra vi ragionai che volle don Diego far consapevole del suo amore, e poi, non so come, si restò che nulla gli disse, ritornando di Guascogna ove per suoi affari era ito, passò per quelle contrade ove don Diego era boscareccio cittadino, e la via errando s’abbattè a passar per dinanzi l’abitata caverna, e quivi veggendo molti vestigi umani, essendo quasi un’arcata da quella lunge, gli parve vedervi entrar dentro uno, ma non puotè scernere chi si fosse. Egli era don Diego, che tornando da’ vicini luoghi, ove sovente andava piangendo la sua mala sorte, e sentendo il calpestio dei cavalli, vi s’era dentro appiattato. Come il cavaliero cavalcante, che si chiamava Roderico, vide questo, e conoscendo aver errato il camino, disse a uno dei suoi servidori che spingesse innanzi il cavallo e vedesse chi fosse là dentro e domandasse il gran camino. Andò il servidore e, veggendo l’entrata de la grotta con pali turata, non ardì appressarsi, e meno ardì spiar del camino, dubitando che là dentro non abitassero malandrini. Onde, essendo al padron ritornato e dettoli quanto aveva veduto e il dubio che aveva, si tacque. Il cavaliero, che era valente ed animoso e ben accompagnato, con tutti i compagni a la spelonca andò e, chiamato chi là dentro fosse, vide aprir l’uscio ed uscir il servidore di don Diego sì trasformato da quello ch’esser soleva, che proprio assembrava ad uomo selvaggio. A costui domandò il signor Roderico chi fosse e quale era il diritto camino per andar al suo viaggio. – Siamo, – rispose il servidore, – dui poveri compagni come volle fortuna capitati qui per nostra mala ventura, e ci stiamo a far penitenza dei nostri peccati. Ma che paese sia questo e qual sia il camino, io non vi saprei insegnare. – Venne desiderio al signor Roderico d’entrar dentro la grotta e smontò con alcuni dei suoi e v’entrò. E veggendo quivi don Diego che passeggiava, ma nol conoscendo, gli fece la simil domanda che al suo servidore fatta aveva. Or mentre che egli con lo sconosciuto don Diego ragionava, quelli che seco erano smontati, per la caverna or qua or là andando, il tutto curiosamente rimiravano. E ritrovate quivi due selle in un cantone, de le quali una era riccamente guarnita e molto ben lavorata, disse un di loro scherzevolmente al servidor di don Diego: – Padre romito, io non veggio qui nè cavallo nè muletto nè asino, onde sarà meglio che voi mi vendiate queste selle. – Se elle, signori, vi piaceno, – rispose il romito, – prendetele senza prezzo a vostro piacere. – In questo il signor Roderico, avendo