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il suo amore e la passione che lei amando sofferiva a discoprire. Ella, ben che volesse star alquanto ritrosetta, nol puotè perciò fare. Onde il cavaliero s’accorse molto agevolmente che ella di lui non meno ardeva. Dopo il danzare si fecero alcuni giuochi, e non lasciò il cavaliero cosa che potesse dar piacere a la brigata, onorando quanto più poteva Ginevra la bionda e la madre di lei. Cercando adunque i dui amanti mitigar le fiamme ne le quali l’uno per l’altro ardeva, più l’accrescevano bevendo l’uno de l’altro con la vista l’amoroso veleno. Avvenne che il giovine continuando questa pratica, e spesso a casa de la sua amante andando e quella a casa sua invitando, che le due madri s’avvidero di questo amore, nè punto spiacque loro questa pratica, con ciò sia cosa che la madre del cavaliero volentieri averebbe presa Ginevra la bionda per nora e l’altra vedova non men volentieri averebbe voluto don Diego per genero. Ma come spesso accader suole che certi rispetti che hanno le persone guastano mille bei disegni, nessuna voleva esser la prima a metter la cosa a campo. Era a queste castella vicina l’abitazione d’un ricco cavaliero molto di don Diego amico, al quale fu più volte don Diego per palesar questo amore e chiedergli conseglio, e nondimeno, dubitando offender la sua amante, si ristette. Era già tanto cresciuta la domestichezza tra i dui amanti, che quasi ogni dì don Diego andava al castello de la donna ed ivi tre e quattro ore se ne stava a diporto e spesso vi cenava e poi a casa riveniva, di maniera che ciascuno s’avide di questo lor amore. I dui amanti altro non desideravano che congiungersi con nodo maritale insieme, ma Ginevra la bionda non ardiva a la madre manifestar il suo disio ed altresì il cavaliero nulla a la madre diceva. E parendo anco a le madri loro che tutti dui fossero assai giovinetti e che tempo ci sarebbe da vantaggio a maritargli insieme, se ne passavano senza dir altro, avendo piacere di questa pratica. Mentre che le cose erano in questi termini, occorse che una giovane assai bella e figliuola d’un gentiluomo del paese, che molto spesso in casa di Ginevra la bionda si trovava, s’innamorò fieramente di don Diego e quanto più poteva s’ingegnava di far che egli l’amasse. Ma il cavaliero, che tutto il suo core aveva in Ginevra la bionda, non metteva mente a cosa che quella si facesse. Venne a le mani di questa giovane un perfettissimo sparviero, e sapendo ella quanto don Diego d’augelli di rapina si dilettasse, glielo mandò a donare. Il cavaliero più oltra non pensando l’accettò, e donato un paio di calze al portatore, mandò mille grazie a la giovane offerendosi ai suoi servigi. E alora