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nodrito e cresciuto, porto ferma openione e giovami credere che, quando le mie oneste ragioni averai inteso, che meco d’un medesimo parer ti troverai. Chè altrimenti trovandoti, sarei sforzata di pensare che in te non fosse quella perspicacità d’ingegno che da tutti è giudicato. Io, come tu sai, per la morte de la felice memoria del signor duca mio marito sono assai giovane rimasa vedova e fin qui di tal maniera vivuta che nessuno, quantunque giudicioso ed austero critico, di quanto appartiene a l’onestà mi può, in tanto quanto sia la punta d’un ago, in modo alcuno riprendere. Medesimamente il governo del ducato è da me in modo stato retto, che quando verrà il tempo che il signor mio figliuolo sia in età di governare, io spero che egli troverà le cose in meglior assetto di quello che il signor duca le lasciò. Che oltra che ho pagati più di quindici mila ducati di debiti, che quella buona memoria ne le passate guerre aveva fatti, io ho dapoi comprata una baronia in Calavria di buona rendita, e mi ritruovo senza debito d’un tornese, e la casa è ottimamente di quanto bisogna proveduta. Ora, ben che io pensato avessi starmene di continovo in vita vedovile e, come fin qui ho fatto, andarmene di giorno in giorno ora in questa terra, ora in quel castello, ed ora a Napoli passando il tempo, e al governo del ducato attendere, adesso mi pare di dever cangiar proposito e far un’altra vita. Ed in vero giudico esser assai meglio provedermi di marito che far come fanno alcune donne, le quali con offesa di Dio e con eterno biasimo del mondo agli amanti in preda si danno. Io so bene ciò che si dice d’una duchessa di questo regno, ancora che ella ami e sia amata da uno dei primi baroni, e so che m’intendi. Ora ai casi miei tornando, tu vedi che io son giovane e non sono nè guercia nè sciancata, nè ho il viso dei baronzi, chè fra l’altre non possa comparire. Vivo poi ne la dilicatezza che tu ogni giorno vedi, in modo che a mal mio grado mi bisogna agli amorosi pensieri dar luogo. A prender marito ugual di stato al primo, non saprei come farmi, se non volessi prender qualche fanciullo, che come fosse di me fastidito mi cacciasse di letto e vi menasse de le puttane. Chè d’età a me convenevole non ci è al presente baron nessuno che sia da prender moglie. Il perchè, dopo molti discorsi sovra ciò fatti, m’è caduto ne l’animo trovarmi un gentiluomo ben qualificato e quello prendermi per marito. Ma per schifar le mormorazioni del volgo ed altresì per non cader in disgrazia dei signori miei parenti e massimamente di monsignor cardinale mio fratello, vorrei tener la cosa celata fin che venisse occasione che si potesse con men mio pericolo