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non poter più mantenersi in tanti tormenti, avendone perduto il cibo e il sonno. Teialac, udita la proposta del suo amico e quello diligentemente essaminato, in questa guisa gli rispose: – Io non posso se non meravigliarmi di te, che essendo quello che sei e veggendoti nei lacci amorosi irretito, mai non abbi cercato o vero di sviluppartene in tutto o, non volendo o non potendo levarti fuor de la pania amorosa, non cerchi tutti quei rimedii che aver si ponno. Tu m’affermi esser più d’un anno che in così penace vita vivi, e nondimeno mai non hai cercato di far Aloinda del tuo amor consapevole. E che vuoi tu che ella indovini il tuo volere se tu nè messo nè ambasciata le mandi, e ti richieggia ed inviti? Egli tocca a te a servirla, onorarla, seguitarla e farle conoscere l’amor che tu le porti. Chi sa che conoscendo ella e sapendo esser da te amata, che non si pieghi ad amarti, e che non si tenga da molto più veggendo che un tuo pari tanto la stimi? Vogliono naturalmente le donne esser onorate, vogliono esser stimate, vogliono esser riverite e quasi che non dissi adorate. Ed ancora che amino e che desiderino una cosa, fingeranno non desiderarla, e vorranno esser pregate, e che sforzate faccino ciò che di grado farebbero. Pertanto io giudico che tu le faccia saper con lettere o con fidato messo il tuo amore. Se ella mostrerà aver a caro d’esser da te amata, non mancherà il modo di dar compimento a l’impresa, perchè, ove le parti sono d’accordo, di rado avviene che il tutto non si acconci, non si adatti e non si venga al desiderato fine. Se ella non vorrà udir le tue ambasciate o ritrosa a’ tuoi desiderii si scoprirà, noi pensaremo ad altri rimedii. Tentiamo prima questo e poi al resto si provederà. – Udito il conseglio Bandelchil che ’l suo amico gli dava e parendogli al proposito, cominciò con lui a discorrere qual mezzo si deveva pigliare, o mandarle una donna a parlare o scriverle. Onde, ben masticata la cosa, elessero per più sicuro ed assai meglior modo lo scriverle. E pensato il mezzo con cui le farebbero dar la lettera, l’amante una ne scrisse ne la quale acconciamente il fervente suo amore le faceva manifesto, supplicandola che di lui, il quale fedelissimo servo le era, degnasse aver compassione. Aveva l’amante un paggio, il quale era di più tempo assai che in viso non dimostrava ed era picciolo della persona. Egli era poi tanto avveduto e scaltrito e sì pronto ed audace a le preposte e risposte, e con sì fermo viso negava una manifesta verità, che averebbe fatta la salsa a Satanasso. Costui instrusse a pieno Bandelchil di quanto voleva che facesse e diedeli l’amorosa lettera. Soleva l’amante